sabato 21 dicembre 2013

lo scandaloso Presidente USA!


Scandal.

Trattasi di una “telenovela” a puntate, scenografata e sceneggiata intorno alla vita di un “immaginario” presidente degli Stati Uniti d’America, trasmessa da Rai3. Protagonisti: il Presidente, sua moglie, un consigliere del presidente, una avvocata afro americana, ed una quantità incredibile di personaggi che tessono storie tratte dalla realtà della cronaca di tutti i giorni, Sia da quella che si legge sui giornali che da quella che si intuisce accada dietro le quinte della scrivania e del letto dell’uomo che occupa una delle poltrone più determinanti del mondo.
Il Presidente: un idealista, con punte di onestà intellettuale, in rotta con la moglie, attento ai consigli del suo entourage, pronto alle meschinità più totali in nome del dovere di Stato.
La moglie: trascurata, con amante, per dovere di Stato in una pace guerresca col marito di cui resta incinta … cosa che serve ad intenerire gli americani, una donna capace di colossali intrighi.
Il consigliere: di una astuzia e di una cattiveria diabolica, sempre in grado di sapere cosa serve al suo Presidente ed al popolo americano, ( si fa per dire) sposato con un giornalista … che non chiama ne marito ne moglie, sono una coppia fatta da due mariti. Salvataggio disperato del “maschio”!
L’avvocata: piccolina, astuta, innamorata ed amante del Presidente, ne bella ne brutta, dotata di un bel culino che evidenzia con abiti appositi. Di una bravura colossale: sa sempre qual è la scelta giusta, sia che debba nascondere un cadavere, far uccidere una persona … difendere a spada tratta l’immagine famigliare – marito e moglie- del suo Presidente,. Il suo studio è formato da ex tutto. Puttane, assassini, ubriaconi … tutti redenti e furbissimi! Questa avvocata sa tutto ed ha una risposta per tutto. Compresi piani b e c nel caso che quello a fallisca. Da l’impressione di aver letto la storia fino in fondo e sapere come va a finire!
La domanda che io mi faccio è questa. Ma veramente alla Casa Bianca si agitano personaggi di quel tipo, che si muovono su un palcoscenico fondamentale per il destino di tanti uomini, con tanta … disumanità? Dai risultati che appaiono nella realtà di tutti i giorni sembra proprio di si!! Anche perché i films prodotti negli USA che hanno lo stesso argomento sono così tanti che c’è da pensare rispecchino una reale realtà.
Allora, dov’è il titolo della “telenovela”, altresì chiamata "fiction", vale a dire dov’è lo “scandal”?
Secondo me sta nel fatto che qui, in Europa, in Italia particolarmente, “telenovela” del genere subirebbero censure totali e perentorie. Vi immaginate una storia del genere ambientata tra il Vaticano, il Quirinale e qualche villa in Brianza?!! Altro che segnale rosso sotto il titolo o divieto ai minori … se il cinema o una qualche telenovela, raccontasse storie del genere, agli autori non resterebbe che espatriare su Marte ed a noi tutti invocare, a bordo di un patino, il ritorno del diluvio universale!
Scandal … “ma de che?!” Forse è scandaloso vedere il Presidente USA che spoglia l'avvocata e tra mugolii vari la scopa appoggiandola ad  un cassettone?! Ovviamente registrato e filmato, a sua insaputa?! Pensare ad uno dei nostri che fa una cosa del genere ed il tutto si trasforma in una scena di grottesca comicità!

Una nota: dialoghi serratissimi ed intelligenti, ottimo, veloce ed efficace il montaggio e la fotografia. Un complimento particolare ai doppiatori italiani, bravissimi!

mercoledì 18 dicembre 2013

vicinanze



Vicinanze


Il frullo di un passero
alle mie spalle.
Sento il tuo corpo caldo,
vicino.
Allegra la tua voce,
mi sorride,
vicina.
Tranquillo e felice
della tua felicità,
aspettavo, lieto
di averti,
almeno vicina
Un fremito profondo
inaspettato ed improvviso,
scuote quell’ attimo,
eterno
rendendolo.
Le tue mani tra i miei capelli,
un bacio leggero
sulla mia testa.
Inaspettato e profondo
un fremito, al mio cuore
vicino.













martedì 10 dicembre 2013

Le prime 60 pagine!

Le prime 6o pagine del libro, che sto rileggendo per l’ennesima volta, sono a dir poco piene di esilaranti sorprese! Se qualcuno pensasse che io stia scrivendo di uno dei tanti autori sull’onda della pubblicità si sbaglierebbe di grosso. Nel pensare a queste prime sessanta pagine vedo, nella mia libreria preferita in centro a Firenze, le pile dei libri dei vari Brown, Follet, Rowling e via elencando … e vengo assalito, nel confronto, da una profonda tristezza! Se poi penso che anch’io ho la pretesa di “fare” lo scrittore, la tristezza si trasforma in lacrima!
Quanti tra i compratori di  libri, e tra di loro i lettori di ciò che comprano, hanno mai letto o riletto di recente il Don Chisciotte di Cervantes?! Non c’è che dire, ma più che lo rileggo e più  penso che si tratti di uno dei libri più belli e più profondi di tutta la creazione letteraria mondiale! So che da qualcuno potrei essere considerato colpevole di blasfemia, ma se lo potessi fare o, meglio, lo avessi potuto fare, mi piacerebbe che nelle disastrate scuole italiane invece del mio antipaticissimo Manzoni, si potesse leggere o studiare il Don Chisciotte!
Un aspetto curioso delle prime sessanta pagine è quello in cui si narra del “processo” a cui la governante e la nipote del povero Hidalgo, con l’aiuto del Curato e del Barbiere, sottopongono la straordinaria raccolta dei libri del nostro eroe, incriminati per aver stravolto la mente del loro impazzito parente e padrone. Il Barbiere porge al Curato i vari testi, lui li squadra attentamente, alcuni li salva, altri li censura, e molti li porge alla governante che li vola dalla finestra per poi dar loro fuoco. Già l’idea di vedere censurare e poi bruciare un libro … e poi un libro, ovviamente, stampato nel ‘500!!
Se ne ricava, dall'elenco dei vari titoli, uno spaccato interessantissimo della letteratura cinquecentesca, non solo spagnola, sia narrativa che poetica; in particolare quella forma, allora moderna, in cui si raccontavano le epiche gesta di cavalieri e di nobili dame. Narrativa che aveva stravolto la visione della vita del nostro eroe, in cui si racconta, sotto metafora e con straordinaria fantasia, la trasformazione di quel mondo cinquecentesco, che, avvicinandosi rapidamente al suo declino,  si liberava dalle pastoie di una tradizione piena di forme e scarsissima di sostanza. Tra i libri della biblioteca del Don Chisciotte ce n’è uno dal titolo La Galatea, posizionato sullo scaffale accanto a Il canzoniere di Lopez Maldonado, di Luis Galvez di Montalvo ( Madrid, 1582) che il Curato dice essere l’autore grande amico suo. Così grande amico suo è l’autore di La Galatea, di cui parla in questi termini: “ Sono molti anni che questo autore è grande amico mio, e so che è più versato in sventure che in poesia. Il suo libro ha qualcosa di buona invenzione; annunzia alcune cose ma non conclude niente: bisogna aspettare la seconda parte che promette; forse correggendosi otterrà la indulgenza che ora gli si nega e, mentre ciò si accerti, tenetelo chiuso in casa vostra.”
Il libro non è destinato a volare dalla finestra e ad essere bruciato! Il libro dal titolo “La Galatea” fu editato nel 1585 in Alcalà, l’autore, Miguel De Cervantes !!!!

Straordinario, fantastico romanzo che anticipa, ancora oggi il futuro che verrà ed al momento, diverte, informa e ci sorride con straordinaria intelligenza!

giovedì 5 dicembre 2013

Perché il mondo esiste? Di Jim Holt

Ne leggo la recensione su Domenica di  Il Sole24Ore. Lo compro. Divertendomi, lo leggo in poco più di una settimana! Nel frattempo lo consiglio ad alcuni amici che so curiosi come me. Diceva Leibnitz “ Pourquoi y-a-t-il quelque chose plutot que rien?” Perché c’è qualcosa anziché niente? Su questa domanda Holt costruisce la sua ricerca analizzando le risposte che la filosofia e la storia della scienza hanno dato, nel corso dei secoli, alla stessa domanda formulata in altri termini ancor prima che fosse posta dal filosofo tedesco. Contemporaneamente, Holt ha posto la stessa questione agli scienziati ed ai filosofi ed agli storici della scienza, oggi viventi. La contro copertina del libro definisce questa ricerca come fosse l’indagine di un detective che indaga per scovare il colpevole:  chi è, se c’è, l’autore di questo nostro mondo e del suo immenso contorno. Mi veniva, nel leggere la prima parte di questa opera, la sensazione di trovarmi di fronte non tanto  ad uno straordinario viaggio nella storia del pensiero umano, quanto ad un dottissimo “bignami” a tema!
In realtà si  tratta di una indagine difficilissima; resa ancora più complicata dalle migliaia di false piste disseminate durante il cammino. Piste dove la ricerca scientifica e pseudo scientifica, le varie interpretazioni religiose-filosofiche mettono costantemente i bastoni tra le ruote ogni volta che il mistero sembra chiarirsi. Riemerge ad ogni piè sospinto la stessa domanda: perché c’è quello che c’è e non c’è il nulla? Ogni risposta, come diceva Galileo, fa nascere una nuova domanda. Se c’è il nulla, questo nulla cos’è? E se siamo noi ad esserci, cosa siamo, visto che, se ci siamo, questo avviene nel tempo e nello spazio? Mi immaginavo, nel leggere Holt, il grande Marlowe che nel suo ufficietto, alle due di notte, all’ ennesimo “scotch” senza ghiaccio, riceve la biondona di turno, tutta cosce e puppe, che gli svela il mistero! Ma questo non succede nel libro di Holt. Accade invece che qualcuno si faccia domande estranianti e fondamentali. Una, per me, delle più fulminanti nasce dall’incontro con l’inglese David Deutsch,  considerato come uno dei pensatori più coraggiosi dell’oggi. Costui riflette su ciò che esiste: la parte che noi abitiamo non soltanto è minuscola, ma potrebbe essere poco, anzi pochissimo rappresentativa del tutto, facendoci un’idea parziale e distorta. Ci aveva già pensato Platone nella metafora della caverna! Deutsche rincara la dose: potrebbe persino darsi che noi stessi si esista in una realtà simulata, creata da esseri superiori …! Più oltre, il pensiero  di Sir Eddington (1928) recita che “ la sostanza del mondo è sostanza mentale” . Forse l’unica pista che Holt non batte è quella dei biologi che si occupano del cosmo, facendosi continuamente distogliere dalla sua educazione di base che lo porta a discutere con chi accusa un “Bene Assoluto” come autore di questo nostro cosmo. Concordo pienamente sulla  conclusione finale, quando l’investigatore, secondo me stancato dalla sua ricerca, offre la guancia al pensiero buddista. Un consiglio: dico sempre che leggere serve per capire. Ora sostengo che leggere il libro di Holt serve per aprire una propria investigazione!


martedì 3 dicembre 2013

Dell’amore in fb


Scorro rapidamente e volentieri, spesso con divertimento, quanto, di testi e di foto, viene pubblicato  su fb. Appare, secondo me, un mondo pieno di tanti interessi, di tanta voglia di presentarsi sia come pensiero, che come immagine. Sinceramente trovo che fb sia un veicolo formidabile di comunicazione. In alcuni casi, quelli troppo personali e legati al proprio ambito di conoscenze ed anche di parentele, illustrano un vivere giovane e sufficientemente sereno, nonostante le passioni e le tragedie che attraversano tante vite. Le valutazioni del momento politico in cui viviamo, lettura consigliabile a tutti coloro che di politica si occupano, sono dure e spietate,  e molto realistiche; c’è solo da augurarsi che al momento di dire pubblicamente la propria (il voto) ci si ricordi di cosa sono stati questi anni di crudele idiozia, di falsi e falsificanti progetti. Purtroppo nell’analisi proposta non vi appare quasi mai un suggerimento, una ipotesi di lavoro che trovi dei “mi piace” criticamente costruttivi. Altre espressioni come quelle legate ad un linguaggio poetico sono carezzevolmente romantiche, di un romanticismo leggermente incipriato e gradevole. Non è la mia, in questo caso, una critica letteraria, che per altro  non sarei in grado di fare, ma una valutazione che tende a comprendere lo spirito dell’autore o dell’autrice, nel loro giusto bisogno di esternare a se stessi e, perché no, anche ad altri, un sentimento intimo come l’amore. Quest’ultimo non mi pare sia trattato con la profondità che, secondo me, merita. Con quella profonda serietà che pur nella gioia che produce dia, a chi ne legge, opportunità di giudizi e suggerimenti che transitando dal cuore al cervello, possano aggiungere gradi di conoscenza su uno dei più straordinari sentimenti dell’umanità, l’amore. Qui, su fb, l’esprimersi è sintetico, quasi sempre riportando brevi “pensierini” adatti più che altro alla lettura durante la gustazione di un bacio di cioccolata!
C’è, nel maggiore dei casi, riferimento solo alla fisicità dell’amore e molto spesso alla delusione ed alla perdita di questo lato, fondamentale, dell’amare.

Cosa sia, da cosa nasca, di che cosa viva e del perché a volte ci muoia tra le braccia, non ne parla nessuno, o sono io che non ne percepisco alcuna nota. Non mi aspetto certo di leggere Fromm o Freud oppure il loro banali imitatori, che tutto sommato altro non fanno che offrire riassunti statistici di fatti e persone; ne mi aspetto analisi di esperti navigatori tra neuroni, sinapsi e aggeggi del genere! Mi piacerebbe poter leggere “i perché” di ognuno per capire se l’amare e l’amore siano qualcosa di diverso da un “software” inventato dai cosiddetti “geni”, di cui siamo spesso ignari portatori,  per indicarci la strada più piacevole a prolificare e così continuare, loro, a vivere il più a lungo possibile.

martedì 26 novembre 2013

Porfirio e “L’antro delle Ninfe”

“L’insegnamento giunge solo ad indicare la via ed il viaggio, ma la visione sarà di colui che avrà voluto vedere”.
Una straordinaria sintesi della filosofia di Plotino, che, a parer mio, andrebbe scolpita sulle mura di tutte le scuole del mondo ed imparata a memoria da tutti gli studenti, soprattutto da quelli che blaterano contro una scuola che “non serve a niente”. Plotino ebbe un allievo straordinario che, come a volte capita, fu superiore al suo maestro, Porfirio. Egli nacque a Tiro, intorno al 230 d.C. e, già trentenne, entrò nella scuola di Plotino a Roma. Tiro era,  nel periodo della sua adolescenza, una città cosmopolita e punto d’incontro con la civiltà orientale ed occidentale. Cosmopolitismo che lo mise in grado di conoscere fin da fanciullo l’ebraico, i mistici caldei, persiani ed egiziani, la letteratura giudaica e fenicia e poi l’astrologia, la matematica... Studiò con Origene a Cesarea, con Longino ad Atene. Fu cristiano e discusse contro i cristiani, manifestando un profondo rispetto per le parole di Cristo ed una altrettanto profonda critica negativa per i suoi discepoli e seguaci. Questo fu essenzialmente uno dei frutti della scuola di Plotino, in cui Porfirio maturò la sua capacità esegetica espressa in tutta la sua produzione letteraria, della quale a noi  - integralmente - è arrivato “L’antro delle ninfe”. Nel 1492 Marsilio Ficino tradusse in latino l’opera di Plotino, di Porfirio e di Proclo. Furono Ficino e Pico, neoplatonici fiorentini, a riscoprire il valore dell’opera di Porfirio.  Poi, nel 1518,  si pubblicò a Roma, curata da Costantino Lascaris, una edizione stampata del “L’antro delle Ninfe”.
Apro una parentesi che si riconduce alla frase di Plotino, citata all'inizio, per segnalare quanto mi sia stato difficile, moltissimi anni fa, apprezzare a fondo Omero nella traduzione dell’Odissea del Pindemonte! Una traduzione che avrebbe avuto bisogno di essere ritradotta per essere fluidamente compresa. Non si usavano, allora nel Liceo Classico, quelle più recenti del Romagnoli, del 1926, o addirittura di Quasimodo, che è del 1945. Leggere oggi “L’antro delle Ninfe” attraverso Porfirio fa capire a fondo la grandezza poetica, filosofica di Omero! Recentemente nel suo “Il mulino di Amleto” Giorgio de Santillana (1983-Adelphi) dimostra come il racconto mitologico non sia la favola  cui siamo abituati ma uno specifico linguaggio, filosofico e scientifico, che si esprime con parole diverse da quelle a cui il progresso e la ricerca ci hanno abituato. L’antro delle ninfe è, nella Odissea, quella caverna, in Itaca, dove Ulisse appena sbarcato e tornato alla sua patria, nasconde i tesori donati dai Feaci. Molti personaggi si sono dati da fare per individuare fisicamente questa famosa grotta, che sinceramente non era facile da trovarsi, prima che Porfirio ne raccontasse la fantasiosa dislocazione! Omero dette forma a ciò che gli veniva in mente non credendo certo che in Itaca vi fosse una grotta con due porte dove, da una  gli umani discendono e dall'altra, salivano gli dei! Grotte – dice Omero - sacre alle Ninfe, chiamate Naiadi. L’antro era indubbiamente la rappresentazione dell’intero cosmo, mentre Ulisse non è se non il simbolo dell’ anima dell’uomo che, viaggiando attraverso il mare, la materia, aspira, al ritorno alla sua casa originale, il Divino. Sottolinea così la fondamentale differenza dell’anima dell’uomo rappresentata, dal un lato, da Narciso che contemplando se stessa nell'acqua,  cioè la materia, se ne innamora e vi resta intrappolato; mentre Ulisse rappresenta l’anima che vuol liberarsi dalla materia, attraversa  acque tempestose, nonostante le varie Circe e Calipso, per ritornare al mondo conosciuto e quindi al Divino. La lettura del commento a “L’antro delle Ninfe” di  Porfirio, nella edizione Adelphi, a cura di Laura Simonini,  edizione del 1983, apre la visione di un mondo realmente al confine tra il racconto poetico di un recente passato, qualche migliaio di anni, e la nostra capacità d’intendere le più recenti scoperte della scienza, della fisica, dell’astronomia come fosse un invito a quel "conosci te stesso" che Porfirio/Plotino interpretano come “un conoscere l’essenza dell’universo, per cui nell'unità dell’anima si risolvono tutte le anime e tutte le cose, le une specchio delle altre”. (“Introduzione a Porfirio”di Giuseppe Girgenti, Laterza, 1997).
La scienza, la  filosofia, la teologia espresse in “poesia”: l’arte della metafora, ed anche secondo Anandavardhana nel suo Dvanyaloka (Einaudi,  ed. 2012) intesa come “ l’arte del non dire”.
Porfirio  lanciò al futuro tre domande fondamentali: 1) se i generi e le specie sono sussistenti di per sé o se siano semplici concetti mentali 2) nel caso che siano sussistenti, se siano corporei o incorporei. 3) se esistano separatamente dalle realtà sensibili o solo in esse.
A queste domande sono state date risposte, secondo me, molto vicine alla verità, a partire da Epicuro/Eraclito passando per Giordano Bruno, Galileo Galilei, Isaac Newton … fino ad Einstein! Una interpretazione, a mio avviso, interessante, è quella di Enrico Bellone, nel suo “Qualcosa la fuori”-

Leggere serve per capire, od almeno per tentare di capire!

giovedì 21 novembre 2013

Lettera alla “ggente”

Cari amici miei,
me compreso, che tutti insieme facciamo parte di quel mondo che in romanesco viene definito come “ggente” . Nei programmi radiofonici, dove il giornalista riceve le nostre domande ed offre le sue risposte, molti di noi non fanno altro che lamentarsi, più o meno giustamente, della situazione politica. Le lamentele  sono, a volte, di natura personale ed a volte riguardano l’intera comunità della “ggente.  Mediamente le risposte dipendono dal padrone della fabbrica per la quale lavora il giornalista. E’ evidente che uno che lavora per una fabbrica di aranciate risponderà sulla base delle sua esperienza, diversa da quella di uno che lavora per una fabbrica di bomboniere! Nel senso che è più attendibile una risposta data con lealtà rispetto alle proprie opinioni, che una risposta data per rientrare nell’accettabilità di un sentire comune. Quello che io vorrei dire a me stesso ed a tutta l’altra “ggente” è che, forse, sarebbe necessaria che la lamentela partisse da un cervello che avesse partecipato sempre alle decisioni comuni.
Il vivere democratico soffre la possibilità di partecipare alle decisioni comuni. E, forse, qui sta l’errore! Non dovrebbe essere una possibilità, ma un dovere! Un dovere che, solo ad esercitarlo, ti offre la possibilità di essere cittadino a tutti gli effetti. Compresi quelli di protestare e lamentarsi.
 Se è vero, come pare che sia vero, che oltre il 30% di noi, “ggente”, decide che sia inutile andare ad esprimere il proprio parere politico attraverso il voto, questa enorme, défaillance di volontà è quella che determina l’origine della lamentela. Andare a votare, e aver votato è l’unica carta di identità valida per accedere ed aver diritto a tutti quei servizi che sono a disposizione della totalità della “ggente”. In altre parole, se vuoi farti curare in un ospedale e lamentarti delle cure ricevute, devi aver votato!
Mi si dirà che votare è un dovere, ma non un obbligo.  Io sostengo che ognuno di noi che voglia far parte della “ggente” deve sentirsi in obbligo ed in dovere di votare. Ovviamente, per chi gli pare. 

martedì 19 novembre 2013

Caro Satana, buon giorno anche a te

Ehi, parlo con te! Non mi rispondi? Non insisto … so perfettamente che non esisti, che non sei mai esistito, né più né meno non sei che un bel ritratto ad olio! Nel tuo caso, un brutto ritratto ad olio! Vorrei sapere da te principalmente questo: se l’uomo non esistesse, te ovviamente non ci saresti,  non esisteresti e dunque, vista la brevità della vita dell’uomo, a te, secondo me, conviene non esistere! Per quanto, un grande francese abituato a sentire il profumo dei fiori del male, sostenne che la tua grande furbizia è far credere alla tua inesistenza! Una battuta, una riflessione quasi satanica, molto divertente e nient’altro! E’ molto tempo che io ho la pretesa di aver capito il perché ti addossiamo tutte le colpe del mondo, facendo di te un capro espiatorio. Un tempo, era un povero caprone che veniva destinato al sacrificio, in un bel Tempio, per l’espiazione dei peccati del mondo. Forse per questo, a volte, sei disegnato con una testa da caprone! Che non è, tra gli animali, uno  dei più intelligenti! Non te ne avere a male, ma detto tra me e te, sei proprio un bel coglione  ad accettare questo enorme peso, facendoti descrivere come unico  promotore di tutti i peccati del mondo! Ah! Dimenticavo già,  tu non esisti se non come risultato tangibile della orrenda cattiveria umana. Gli umani, di per sé, sarebbero buonissimi se non ci fossi te a tentarli, con enorme successo,  a fare ed a farsi del male! Per questo ti hanno inventato. Ascoltami, non potresti, così magari per gioco, giusto per non deludere chi crede in te, darti una bella e significativa mossa! Non fare lo sciocco o lo gnorri, c’è tanta gente che crede in te: molti hanno organizzato eserciti combattenti per farti la guerra, molti pregano che tu sia sconfitto! Altri, i tuoi seguaci, oltre ad inneggiare alle tue vittorie, ammantati dal solito ismo,  da mettere in coda ad uno dei tuoi  tanti nomi, si sono divisi in sette, in gruppi … i realisti, gli acidi e gli spirituali!
Non ti mettere a ridere! Sono cose che, se non le sai, le puoi leggere da tutte le parti, persino on line. Oh! scusa, come fai a leggere se non esisti!
Sinceramente, e con un po’ di sorpresa, mi chiedo come può un cervello umano fatto di neuroni e sinapsi, cose tangibili e misurabili, come fa, dicevo, a pensare ed inventare cose inesistenti? Poi mi rispondo che nemmeno la “parola”, di per sé, esiste, ma è solo un’invenzione che serve per dire, nell'incontrare un nostro simile, “ Oh, te?!”
Allora, non mi distrarre. Volevo chiederti questo: visto ed appurato che tu non esisti, non potresti darti una mossa e fare finta di esistere realmente?! Dal momento che non esisti penso che non ti costerebbe un bel niente e potresti sfruttare al massimo tutte le diavolerie (ops! Pardon!) della più avanzata tecnologia. Ecco cosa dovresti fare:  una apparizione mondiale di grande effetto scenografico! Pensaci. D’improvviso i cieli di tutto il mondo si squarciano con fulmini, lampi infuocati, tuoni e rimbombi su tutto e su tutti, roba da rompere i timpani ed abbagliare gli occhi, e quindi  nel mezzo di tutto questo popò di casino, una voce profonda e, già che ci siamo, infernale, che dice a tutti gli umani che, di tutti i mali dell’umanità,  
NON E’ COLPA TUA!
Una scena apocalittica e fantasmagorica, degna del più grande musical di Broadway!
Che ne dici?! E’ o non è un gran bel suggerimento?! Ascoltami, siccome tu ci hai insegnato che niente si fa per niente, se accetti la mia idea, se la realizzi, non potresti, magari per riconoscenza, metterci una parola buona con il destino, altro tuo ignobile ed inesistente fratello, e farmi vincere tanti bei milioni di euro in una delle qualsiasi lotterie?! … Aggiungo: per dimostrare la tua potenza, dovresti farmi vincere senza che io abbia comprato un qualsiasi biglietto!! E se non lo puoi fare, per la semplice ragione che non esisti … pazienza! Abbiti, comunque il mio buongiorno!!


giovedì 14 novembre 2013

Rigurgiti

 Anche nella patria della liberté, égalité, fraternité ad una signora, ministro di non so cosa, un qualcuno ha suggerito di riprendersi la sua banana. Naturalmente la signora in questione non è pallida, bionda e con gli occhi celesti ma ha una splendida pelle nera.
Molto spesso per ricevere inviti di questo tipo non basta avere un bellissimo colore della pelle, basta essere nato o nata in un immaginario sud, rispetto ad un altrettanto immaginario nord. Come si sa l’immaginazione è senza confini, grosso modo come l’idiozia, anche se spesso questa supera qualsiasi confine. Nonostante tutte le filosofie, tutte le preghiere, che propongono od invocano che venga cancellato dal pensiero umano il concetto di una presunta inferiorità e/o superiorità di un essere umano su un altro,  questa diversità continua ad essere sbandierata come una assoluta verità.  Anche le più approfondite ricerche scientifiche asseriscono la non esistenza di diversità tra gli esseri umani. Oggi, nel 2013, sembra impossibile ma, la differenza di pelle, di luogo di nascita, di fede religiosa riescono a creare esseri umani che di questa assurda diversità ne fanno una bandiera. Dietro cui sono capaci di schierarsi un buon numero di ignoranti, dal verbo ignorare, che hanno la pretesa di identificarsi in tali concezioni. Tra l’altro questa presunta differenza nasce e prolifica anche in società evolute (?) di nazioni liberali e democratiche. Proviamo a domandarci, se e dove, esistono parità di diritti e doveri tra il maschio e la femmina, assolutamente accettati da tutti. Il maschio s’intenerisce e s’inventa le “quote rosa”! La sua idiozia bonaria lo spinge ad accettare che una piccola parte di femmine siedano accanto a lui nelle istituzioni, nei consigli di amministrazione  e via cantando. Il fenomeno di tale presunzione nasce anticamente, dal fatto che l’uomo , fisicamente dotato muscoli in cui identifica la propria forza e la donna, non avendone si ritiene dotata di cose meno difensive od offensive. Che poi l’uomo con i suoi muscoli possa tanto per dirne una ad esempio, nutrire per nove mesi un altro essere umano e poi partorire è da vedersi!

Definiamo nuovamente, se serve, il concetto di forza! Già nella grandiosa Grecia, tal Aristofane, sarcasticamente dileggiava, con la sua Lisitrata, queste situazioni! Così come non si risolveranno ancora per moltissimi anni futuri queste scempiaggini, sarà altrettanto difficile annullare i nord ed i sud, con tutte le loro conseguenze. Fallaci ideologie politiche s’impegnano nella propaganda delle più idiote affermazioni di principi che, storicamente, hanno distrutto intere generazioni di esseri umani. Sembra che non sia stato sufficiente. Accumulatori di capitali economici finanziari, creatori cinici di assurdi moralismi, in cui non credono minimamente, inventano etnie, fedi religioni e quanto di meglio per spingere loro simili, che in realtà disprezzano profondamente, ad uccidere, rapinare, violentare in nome di una loro volontà che farebbe, forse, la felicità di qualche psichiatra più pazzo di loro! Il tutto va sotto la voce “razzismo”. Se fosse possibile cancellerei dalla memoria collettiva questa parola, e cancellarla dai vocabolari metterei un bel cero a qualsiasi madonna!! Per ora e nel mio modo di valutazione dell’esistente, la parola, il concetto e tutto ciò che ne deriva mi procura un rigurgito, per dirla educatamente! In altri termini, mi da il vomito!

martedì 12 novembre 2013

Dell'anima...

Nella mia ultima lettera, naturalmente ed al momento rimasta senza risposta, mettevo tra parentesi una ipotesi. Ed era quella, leggermente antica e miliardi di volte discussa, sull'esistenza dell’anima.
Intanto sono del parere che ogni essere vivente debba, caso mai, riflettere sulla propria, lasciando perdere l’idea di cercare di condizionare gli altri per farli aderire alle proprie scelte. Sono anche dell’idea che ogni cosa, ogni essere vivente, dall'insalata all'ippopotamo sia abilitato, dal fatto stesso che vive, a riflettere su se stesso e sulla propria anima. Se di questa riflessione noi, bipedi, non ne sappiamo niente la responsabilità è nostra che non ci occupiamo di conoscere il loro pensiero. Questo è secondo me un nostro enorme limite: l’insalata la mangiamo, le bestie, quelle che abbiamo deciso essere commestibili, le mangiamo … ma cosa pensano e perché lo pensano a noi non importa un bel niente! Detto questo, che a molti parrà oltre il limite della stupidità, ritorno a bomba! Tra l’altro molti di noi pensano che né l’ippopotamo né l’insalata siano abilitati a pensare. Da come ci comportiamo con loro credo che questo pensiero sia reciproco! Allora! Eccoci alla mia parentesi! Anima: anemos, dicevano i latini, soffio, alito, spirito …   pneuma … così la chiamavano i greci, sempre come respiro, soffio; mentre in sanscrito l’anima è atman. In questo caso c’è da fare una precisazione. Pur avendo in tutte le lingue lo stesso significato di respiro e di soffio, gli indiani, come forse già sai, sempre che tu ci sia, le attribuiscono una stretta parentela con brahaman, come fosse una essenza sostanziale, causa ultima di tutto l’universo. D’altro canto noi esseri viventi compresi  i due esempi di prima, senza respiro non si vive ed il cuore cessa di battere. E, se uno qualsiasi di noi non vive tutto il resto, per lui, è inesistente.
Ora, amico mio silenzioso ed inapparente, accade che questo bipede, reso felice nella propria vita dalla possibilità di respirare e volendo farlo anche dopo la sua morte, si sia inventato una fiaba fantastica per far si che il suo respiro, l’anima, continuasse a vivere. Addirittura disegnando possibilità che questo respiro trasmigrasse in altri esseri viventi per fornire loro, se stesso, e rendersi di questo passo eterno.
Quale migliore sceneggiatore o commediografo avrebbe potuto disegnare una scenografia di tale magnificenza, utile, tra l’altro, a rendere più accettabili le traversie e le angosce del vivere, ed allontanare la paura della morte?! Da qui la presunzione della tua presenza con tutte le conseguenze che ne sono derivate. Ammessa per una curiosa e giustificante ipotesi la tua esistenza e la tua paternità a questo disegno, mi chiedo e, sono tentato di chiederti, dove sei? Noi, cioè l’umanità, senza l’aiuto degli altri esseri viventi summenzionati, continuiamo la ricerca di te, individuando forse sempre erroneamente, il perché sublime di noi stessi. Alla fine della ricerca, se questa avrà fine, credo che non ti troveremo né così come ti abbiamo immaginato né in altro modo, a meno che te o tuo figlio non veniate a cacciare i mercanti dal tempio! Perché essi e solo essi sono gli autori della massima infelicità del genere umano.

*Per approfondire il concetto di anima, vedi “Contrappunto per un futuro remoto”. 

giovedì 7 novembre 2013

Leggero, per troppa profondità - video

Presentazione video del mio ultimo romanzo "Leggero, per troppa profondità", pubblicato con Edizioni Simple nel settembre del 2013. 

Ma dove sei?!

Intanto, mi scusi! Sempre che lei mi ascolti, mi verrebbe più facile, nello scriverle, darle del “tu”! Posso?
Grazie! Procedo con il “tu” anche se, come al solito, osservo che non sento una tua risposta. Qui tutti, e dovunque, ti danno del “tu”. A me dispiace questa eccessiva confidenza con una persona di cui suppongo la non  esistenza! Almeno, che possa esistere in quel disegno classico con cui, nonostante le tante variazioni di colori e di abiti, da che mondo è mondo, tutti gli uomini ti descrivono e dipingono.
Potresti, se tu ci fossi e se tu fossi un po’ più attento, chiedermi il perché ti scrivo, visto che non credo nella tua esistenza. Domanda vanitosa che giudicherei intelligente ed appropriata!
Ed eccoti comunque la mia risposta. Ti scrivo perché mi sono rotto l’anima, sempre che anche quest’ultima dia notizie della sua esistenza! ( ma ne parliamo un’altra volta). Ritengo giusto che tu sappia, almeno da me che sono tra quelli che non credono in te ma che ti rispetterebbero se tu esistessi … che tu sappia, dicevo, che io, cittadino di questo mondo, che chiamiamo Terra, non ne posso più! Ed ecco di che …
Dei confini, dei confini tra territorio e territorio, che limitano la libertà solo agli uomini.
Della divisione tra i popoli, sia in base alla lingua, al colore della pelle, al luogo di nascita, alle svariate fedi che dicono di avere in te.
Di chi si arricchisce salendo, scalino dietro scalino, sulla testa dei propri simili.
Di quegli uomini che ammirano coloro che  salgono sulla loro testa, impoverendoli, ingabbiandoli in fedi incredibili, con ideali impossibili, scalino dietro scalino.
Di quegli uomini che, nascosti dietro la tua antica barba, ne combinano di tutti i colori, inducendo i più deboli a credere in tutto, a far commettere loro i delitti più nefandi, perché confidano nel tuo perdono e misericordia.
Dei vecchi e dei giovani, di questo barbaro computo del tempo che discrimina e divide in fette questa meravigliosa torta della natura, impedendo i giovani ai vecchi e viceversa.
Degli uomini che sono cacciatori e delle donne che sono selvaggina; della divisione in forti e deboli; della divisione in maschi e femmine: diritti, doveri, sessualità, ecc. ecc; di chi  è dichiarato santo e di chi ci crede, sperando di diventarlo; infine in chi tortura e stupra questa Terra!
Di coloro che sostengono, guardandosi in uno specchio, che tu ci hai creati a tua immagine e somiglianza! Sperando, per te, che non sia vero!
Ora, se tu fossi chi dicono tu sia, mi dici cosa fai? Ti stai divertendo snocciolando questa tragica commedia umana, standotene seduto comodamente in poltrona, magari sgranocchiando del pop-corn, senza che ti venga voglia di cambiar canale!?
Oppure, non esistendo come io sostengo, o magari non essendoci come ti descrivono, lo scriverti e rivolgersi a te per una soluzione, è inutile?
Se fossimo noi a cambiare l’immagine che abbiamo di te, forse, potremmo cambiare anche la visione e la conduzione della nostra vita. Così non ci arroghiamo la sciocca idea di  somigliarti!

Credo che noi si sia un concentrato casuale di elementi presenti ovunque in questo universo;  degli altri universi, forse, ma non è dato supporre! Sarebbe molto poetico dare, senza paraventi di nessuno tipo, dare, dicevo, a questo universo il tuo nome e considerare te e noi solamente come parte di esso. Al di là di qualsiasi bene e di qualsiasi male. Comunque sia, per educazione, ti saluto!

giovedì 31 ottobre 2013

in che mondo viviamo?!


Se qualcuno lo sa o, per caso, è venuto a saperlo ... potrebbe cortesemente informarci?
Mentre si spendono miliardi di "soldi" per motivi talmente futili che di più non si può, alcuni terrestri instupiditi dal desiderio di vivere, almeno apparentemente, liberi,  muoiono di sete a bordo di un camion nel deserto del Sahara. Dall'altra parte del mondo un gruppetto di terrestri, grati al loro idolo-capo, tal Putin, grati soprattutto per aver pacificato la Cecenia, lo candidano al Nobel per la pace. Dicono abbia evitato la guerra contro la Siria ... in realtà sta recuperando le armi che aveva fornito a questa nazione che fu quattromila anni fa, patria della nostra civiltà. Dimenticandosene, subito dopo! In altra parte ci si diletta a sapere cosa si dicono un miliardo di esseri umani al telefono, per posta e ... nessuno si occupa della protesta mondiale dei piccioni viaggiatori rimasti senza lavoro. Proporrei ai deputati del nostro governo di occuparsi dei piccioni viaggiatori ora che hanno, con grande intelligente filosofia politica, risolto il gravissimo problema relativo ad un terrestre che non ha saputo e non  sa esattamente come comportarsi in una società civile; che però è stato bravissimo nell'arricchircisi dentro, riuscendo solo in parte a condizionarne la vita.! Ha, quest'ultimo, il vantaggio di non sentirsi solo a sapersi contornare di migliaia di cattivi servitori, più un paio di buoni,  e lo svantaggio di non potersi comportare come quel colonnello greco che, impugnando una pistola ed al grido di " abbasso l'intelligenza" instaurò una dittatura in Grecia, pochi anni fa. Quasi mi dispiace per lui, perché noi siamo, in questa parte della terra, abituati a svegliarci solo se ci sparano addosso. Ci è sempre bastato un frigorifero, una automobilina, ed adesso anche un computer più telefonino per definirci civilmente assuefatti. Ed era questo l'obbiettivo degli ottantatre terrestri trovati morti assiderati nel Sahara. Cerchiamo di essere giusti: ma sappiamo, o no, cosa succede a chi dal civilissimo Messico tenta di entrare nei civilissimi U.S.A? Niente morire di sete! Se è maschietto gli sparano addosso, se è femminuccia prima giudicano se è violentabile o no, è poi procedono con il solito e rituale benvenuto, che consiste alla fine nel gettare quell'inutile corpo in un fosso qualsiasi. Non si sta meglio in tante altre parti di questo globo terrestre: questa zattera che ruota intorno alla sua lampadina il cui calore non è affidato, pare, a società privatizzate ... Alcuni terrestri hanno sostenuto fino ad ieri che la manutenzione di tale lampadina fosse affidata al creatore di tale aggeggio. Allo stesso creatore. gli stessi terrestri, hanno poi addebitato tutto il resto dell'universo, solo perché così se la cavavano sbrigativamente per rispondere ad una semplice domanda che i più semplici bipedi si ponevano. E che, in sintesi, era: "perché?"
Già, perché? Non è che non esista una convincente risposta solo per la semplice ragione che la domanda sia posta in modo sbagliato!? Se così fosse questo giustificherebbe tutte quelle che sembrano le più fantastiche delle situazioni qui sopra enunciate! Ora, ci penso un po', ci rifletto sopra ... o mi conviene rifletterci sotto?! Oppure pensare sia vero che Phobos, il satellite di Marte, non sia un sasso ma un'astronave?! 

lunedì 28 ottobre 2013

una memoria per Luigi Magni

Ricordando Luigi Magni

“ Stamo sempre nelle mani sue!” Queste le ultime parole che Luigi Magni mette in bocca ad uno splendido Nino Manfredi nel film “ In nome del Papa Re” (1976). Un grande regista, Luigi Magni, che per definire la sua città, Roma, diceva che essa non era una città ma un sentimento!
Sentimento che ha espresso magnificamente nei suoi film ed in particolare in questo che racconta la storia vera dell’ultima condanna a morte (1867) di due ribelli al potere temporale, alla dittatura del Papa Pio IX. In piazza del Popolo, a Roma, una lapide ricorda  l’assassinio per decapitazione di due giovani, Monti e Tognetti. Manfredi interpreta la parte di un cardinale che, presidente del tribunale ecclesiastico, tenta di difendere gli imputati, Monti e Tognetti, più un terzo, Costa, che nel romanzare la storia viene descritto come suo figlio, generato durante il ’48, quando un primo fuoco rivoluzionario agitò le coscienze. Nel film di Magni, recitano attori di una bravura unica, e quasi più di tutti, un Salvo Randone, nella parte di uno spietato “papa nero”, grande capo dei gesuiti. Randone esprime più che con le parole, con una mimica straordinaria tutta l’ipocrisia del suo ruolo. Luigi Magni, a 85 anni, è morto a Roma.
“Stamo sempre nelle mani sue”
Non si può, io credo, non vedere nell’opera di Magni una particolare, affettuosa e triste lettura del presente. La rete televisiva La 7 ha trasmesso nel pomeriggio di oggi, in memoria di Magni, questo bellissimo film. Nel rivederlo, con commozione, pensavo che, in fondo, non sono passati molti anni dalla seconda metà del 1800. Mi è tornata in mente la lapide di Piazza del Popolo a Roma, che oggi ricorda la spietatezza di quel tribunale che diceva di agire in nome di Dio.  Quanti “perdono” la chiesa cattolica ha dovuto pronunciare per mettersi al passo del presente; a quanti ancora ne dovrà urlare al mondo per rendersi, oggi, credibile. Osservo con  il massimo rispetto l’attuale pontefice, ascolto con attenzione le sue parole pubbliche e, quando capita, leggo delle sue decisioni. Il tutto, se mi è permesso, con la più atea della mia capacità di comprensione. Fino a poco tempo fa dicevo che se a qualcuno, in Vaticano, fosse capitato di  inciampare in un Vangelo, magari in quello di Matteo, gli sarebbe presa  una crisi di nervi! Ho avuto nella mia vita l’occasione di avere un colloquio con un personaggio laico in Vaticano: scale, corridoi, uffici di grande ricchezza, splendore e gentilezza di accoglienza. Stavo camminando sui luoghi della storia. Ma quanti ne conoscono a fondo la storia? Ed attraverso questa storia ne disegnano il presente ed il futuro? Come potrà un solo uomo, che per altro pare, non solo, abbia avuto il coraggio di chiamarsi Francesco, ma anche di esserlo, o almeno, di tentare di esserlo, far dimenticare secoli di storia, compreso un ombroso presente? Eppure i cattolici e con essi i cristiani, a cui aggiungo quasi tutti i seguaci di tante religioni nate da straordinarie intuizioni filosofiche, che dicevano di perseguire il benessere dell’umanità, pur avendo in mano i suggerimenti fondamentali per conseguire i loro fini, li hanno trasformato in strumenti di guerra, di povertà e di menzogna. Come diceva il personaggio di Manfredi alla fine del film: Stamo sempre nelle mani sue!
Già, ma dove sono le sue mani?!




giovedì 24 ottobre 2013

Io ascolto …

Io  ascolto …

perché sono un buono e ti voglio proteggere dai cattivi. Questa è la giustificazione addotta. Se poi nell'ascoltarti trovo che hai scoperto in casa tua un immenso giacimento di petrolio e che vuoi tenertelo tutto per te, mi arrabbio a tal punto che vinco la “gara” per la sua estrazione! Oh! Ragazzi, noi si che ce ne intendiamo di democrazia, la esportiamo anche! All'alba di oggi mi domando come, quando, dove e se l’umanità riuscirà a guardarsi allo specchio senza scoppiare in una risata! Il governo pakistano protesta per l’uso dei droni in maniera indiscriminata: il padrone dei droni esibisce un documento segreto in cui il suddetto governo autorizza il padrone dei droni a giocare con i suoi aereoplanini dove vuole. Un autentico paraculo italico organizza una manifestazione per mandare tutti a quel paese, anzi in quel posto. Che potremo fare di più intelligente? Scoprire che da cinquant'anni incarceriamo più persone di quante potremo; che ci occorre una nuova legge elettorale … come se prima di questa fossimo riusciti a mandare al “Barlamento” chi di noi è stato più onesto, più bravo, più intelligente … e non ci ha ridotto così come siamo? Se avete qualche “più” che vi avanza, mettetecelo!
Secondo me non è vero che loro ascoltano. Si sentirebbero ridere sin da qui! Se ascoltassero realmente quello che ci diciamo o che scriviamo e soprattutto se lo capissero, avrebbero comportamenti meno balordi. Immagazzinano parole, dati, informazioni, realizzando il più formidabile spionaggio del mondo, un po’ come faceva Hitler che non ascoltava il suo organizzatissimo servizio segreto e andava dalla fattucchiera! La colpa non è loro. La colpa è nostra che crediamo a quello che dicono e che ogni tanto abbiamo bisogno di loro per liberarci dai cancri che ci costruiamo addosso. L’unica cosa che possiamo constatare è cosa vecchissima: la storia viene scritta da chi vince. E nessuno si mette mai a giudicare con cosa, usando quale arma si vince! Al limite, potremmo dire che chi perde se l’è voluta! Nel nostro terribile e micro mondo ho già sentito dire che quella bambina di Modena se l’è voluta, la violenza; mentre quei cinque straordinari idioti, tutti insieme, non hanno resistito … ma si può?! Come no! Anche perché a questi mostriciattoli alla fine basterà un pentimento e otterranno un perdono.
Usque tandem abutere patientam nostram … divulgatori di false democrazie, di religioni abnormi, di improbabili divinità, di ideali farlocchi, di falsità universali?!
E questo trillo cos'è?! Ah! Meno male è la sveglia!
Che brutto sogno stavo facendo.

martedì 22 ottobre 2013

Mi telefona un amico …

Mi telefona un amico …
 
-Dobbiamo vederci, perché ho un problema.
-Qui, Houston …
-Non scherzare, si tratta di cosa seria!  
Fissiamo subito un luogo ed un’ora dove incontrarci, sperando in cuor mio che non si tratti di soldi! E’ vero che ci conosciamo da una vita, che la nostra amicizia è profonda ed unica, come è vero che non potrei assolutamente dargli una mano.
Ci sediamo in un elegante caffè in centro. La giornata autunnale è tiepida. Lui mi appare particolarmente sereno  e mi chiedo che razza di problema possa avere!
-Parlamene, gli dico.
-Non è facile, alla mia età.
-In che modo e maniera c’entra la tua età, che oltretutto è la mia stessa età!
-Già, è vero! Nonostante gli anni, tutti e due ce la passiamo discretamente, forse te meglio di me! In certe ore del giorno siamo quasi la stessa persona, tant'è che sai perfettamente di cosa voglio parlarti.
-Lo intuisco, comunque dimmelo.
-E’ proprio quello di cui pensi possa trattarsi! Spesso mi si acuisce questa meravigliosa sensazione e perdo la percezione della realtà.
-Quando ti succede, cosa combini?
-Assolutamente nulla! Qualche volta mi viene voglia di farle un complimento bizzarro con il risultato di non essere capito! Il tutto si svolge nella mia testa, come d’altra parte ogni cosa che appare sotto i miei e sotto i nostri occhi.
-Farle, a chi? E qual’ è questa sensazione che provi? Per chi? Se posso chiedertelo!
-Sensazioni … Di serena bellezza! Sai che, visto che abbiamo la stessa età, devi considerare che la mia e la tua vita sono sulla strada buona per arrivare alla fine e che, su questa strada, non ci resta che un pochino di presente che possiamo godere con quanto di bello e di dolce che ci siamo costruiti nel nostro passato.
-Quindi?
-Non m’interrompere! Quindi oltre a mancarmi ciò di cui potevo usufruire nel passato, mi mancano tutti gli argomenti per proiettarmi nel futuro, per pensarlo come fosse un presente pieno di promesse
-Non ho capito nulla!! Oh! Ora …  forse ho capito! Ho capito  di cosa parli!
-Se hai capito, cosa mi consigli di fare?
-Fare, nulla! Non puoi far nulla! Metti in giostra la tua testa! E accontentati!
-Non essere così stronzetto con me! Devi sapere che io sto bene, vivo bene nel senso che sono quasi in  pace con me stesso; dico quasi perché confronto le mie  storie con le storie altrui e questo fa sembrare le mie molto piccole, banalmente importanti! E per di più non sono solo ma, con grande affetto, accompagnato. Tuttavia nella mia vita s’è inserita una sorta di colonna sonora una soffusa melodia, uno strato, come fosse un grande meraviglioso prato pieno fiori, cosa che mi suggerisce una gran gioia di vita, in una splendida giornata di sole, su cui si dipana tutto il mio attuale pensare. Può capitarmi di non realizzare dove  e su cosa sto camminando o meglio quale sia la base del mio pensare, ma da qualunque mio attimo di vita ne sento risalire, anche inconsapevolmente, un intenso, sottile, vivacissimo profumo. Ecco, il mio problema!
-Scusa, ma perché lo vivi come un problema? Vivilo come un inno alla vita! Se alla tua età, permettimi alla nostra età, uno di noi è ancora in grado di innamorarsi pur sapendo che questo è un sentimento solitario, mai destinato ad essere ricambiato, non gli resta che applaudirsi, esserne gioiosamente felice! Desumo, in definitiva, che tu ti sia innamorato!! Visto che avrà come minimo un qualche mezzo secolo meno di te … almeno è bella?
-Primo, non ho ancora capito cosa sia la bellezza! Secondo … bella?!Potrebbe esserlo, e molto, se il cammino della  strada che ha scelto le desse il tempo di guardarsi nel cuore con più attenzione, vedrebbe tutta la bellezza che io vedo in lei! Terzo, innamorarsi? Ma chi t’ha detto che io mi sia innamorato?! Tra l’altro non mi ricordo nemmeno più cosa voglia dire!
-Nasconderti dietro un filo d’erba non ti fa bene! Essere innamorato è la più grande ed assoluta meraviglia del tuo sentire, perché per essere veramente così, questo, non può  procurarti né ansie né patemi d’animo! Essendo, come sei, cosciente di te. Magari, e perché no, qualche innocente e sorridente gelosia! Che ne so! Di una matita che tiene tra le labbra, di un notes che ha tra le mani, di una borsa appoggiata tra le gambe … di qualcosa che le piace mangiare … un dolce, un pomodoro …! E’ come tu ti fossi innamorato di quella che ti appare come una irripetibile opera d’arte della natura, che sai benissimo non ti apparterrà mai! Di una creatura animatissima, di una musica profondamente bella. Ma essa o ella, giustamente,  vive dove ha scelto di vivere. Una vita tutta sua, nuova, fiammante, allegra e giovane! Hai avuto solo una grande fortuna: l’ hai incontrata! E poi, ascoltami, non è detto che, se tu e lei, vi foste incontrati in epoche compatibili, tu l’avresti riconosciuta! Questo pensiero non deve sbiadire la tua dolce sensazione, ma riportare un pizzico di realtà nella tua vita.

-Cosa non ho fatto ad averti telefonato! Te e la tua saggezza, cosa mi consigliate?

-Di pagare il conto e di venire con me a fare quattro passi! 

venerdì 18 ottobre 2013

Due fratelli, Buon e Comune, di cognome Senso

Un’intervista a due famosi fratelli,
Buon  e  Comune Senso


I : Grazie per essere venuti e per di più insieme!
B&C: Prego! Noi spesso viaggiamo insieme.
I: Una curiosità, se mi è permessa! Siete fratelli?
B&C: Di padre! La  mamma è diversa, anche se come può vedere abbiamo la stessa età.
I: Quindi il vostro cognome è Senso! I vostri genitori sono ancora vivi, immagino!?
B&C: Certamente! Nonostante la nostra e la loro veneranda età! Il nostro babbo, Questomondo, non sta tanto bene … continua a girare intorno ed è stanco, mentre le nostre mamme … quella di Buon, sta prendendo i voti dalle suore Orsoline, e quella di Comune, anche lei nonostante l’età, insomma, come si può dire, fa ancora un po’ la vita!
I: Mi piacerebbe conoscervi meglio! E’ possibile che io vi faccia una domanda ciascuno? Comincerei con lei, signor Comune.
C : Diamoci del tu! Diversamente che Comune sarei!
B : Quanto assomigli a tua mamma, l’ho sempre detto!
I : La prego signor Buon … lo sia! Come qualche volta lo è! Allora signor … o meglio, caro Comune, cos’è, secondo te, che ti rende quello che sei? Così accettabile, praticamente da tutti!
C: Ci ho pensato a lungo. Io non voglio deludere nessuno … ma sono, o credo di essere, come l’onda in superficie di un grandissimo mare. Quella che s’infrange, ora lenta ora violenta, su una spiaggia. Di me si vede solo, come dicevo, la superficie e, questa visione accontenta tutti! Così nessuno viene mai a vedere cosa realmente mi si muove sotto! Tutti, senza farsi domande, si bagnano, nuotano, vivono e si divertono sulla mia superficie!
I: Il mare è un immenso sapere e l’onda è solo ciò che di questo si vede in superficie!
C: Cosa le dicevo? Quello che c’è dentro di me è un continuo ribollire di vita che non interessa nessuno, che non viene mai a galla. Io, spesso, mi trasformo in avverbio e sono accettato e benvoluto da tutti!
I: Ho sentito dire che sono sorti dei comitati per la tua abolizione. Cioè persone disposte a negare l’esistenza della tua vita. Persone che rifuggono dal ritenerla plausibile invitando la gente ad approfondire certe conoscenze per svincolarsi da pregiudizi. Anzi spesso pensano a te solo come un qualcosa di assolutamente pilotabile. E quindi variabile. Inaffidabile. Te che me ne dici!?
C: Allora è vero quel che si dice? Mi hanno anche detto che siano addirittura sorti dei comitati per abolire oltre al mio nome, e che tu sappia, per caso, anche il mio cognome?
I: Intendi abolire completamente il Comune Senso? Non so cosa dirti! Se non che è il tuo cognome ad essere assolutamente comune! Scusa il bisticcio, ma infatti, per Senso s’intendono tante di quelle cose che appartengono al vivere universale … e poi da questa parola ne derivano altrettante molto determinanti …
C: Se mi dovessero abolire, cosa potrebbe sostituirmi? In fondo io sarò superficiale e va bene: però sono anche una specie di dolce catena che tiene insieme la gente, che detta delle regole di convivenza; seguendomi la gente convive sorridendo e condivide tanti miliardi di piccole cose. Per esempio l’educazione … poi, guarda, ti farò un esempio scientifico! E’ o non è senso comune il dire che tutto l’universo è tenuto insieme, spiegabile, dalla matematica!
B: Mamma mia! Ma che ti viene in mente! Mi fai il filosofo, ora?!
I : Ti prego, continua.
C:  E’ così. Non è forse vero?
I: E lei, signor Buon, che ne pensa?
B: Noi fratelli ci assomigliamo un po’! Direi che io sono si, Buon, ma  non sono un conservatore. Un normale Buon Senso suggerirebbe, nel caso ultimo e così filosofico di mio fratello,  dopo aver applaudito questa definizione di matematica all’universo, di andare a vedere se è, solo la matematica, il sistema di lettura più definitivo o se possano essercene altri. E questo vale anche per l’educazione.  Comune dice che bisogna affidarsi ad una tradizione ......  per cortesia fratello prestami il tuo avverbio, di norma ci si affida a qualcosa di comunemente accettabile, che non contraddica troppo quello che è stato, ciò che finora è stato fatto, nel rispetto di questo e di quello! Senza tener conto dei risultati … magari non del tutto soddisfacenti!
I: Quindi riterrebbe giusta l’abolizione di suo fratello?
B: Mi dia del tu! No, non la ritengo giusta! Corretto sarebbe che chi lo usa non nascondesse dietro di lui tutte le ipocrisie possibili!
I: Te non potresti intervenire per una correzione?
B: Ma, non so se l’hai capito, io sono usato quasi peggio! Mi si usa per far passare sulla testa della gente le cose più verosimili possibili che niente hanno a che vedere con cose vere!
I: Vi ritenete tutti e due maltrattati, perseguitati …
B&C: Non solo con i nostri nomi! Pensa a cosa combinano con il nostro cognome! Quando poi non lo trasformano, lo masturbano, lo tradiscono …
I: Allora dovreste prendervi un po’ di riposo. Potrei suggerirvi di fare una cosa che qui da noi pochi fanno: date le dimissioni! Allontanatevi dalla gente, così finalmente, a furia di tenervi in mezzo, di usarvi malamente, la gente trovandosi senza di voi potrà dire, giustamente, nonostante tutte le più mirabolanti ed incredibili giustificazioni, che la loro vita è senza senso alcuno! Cioè non trova giustificazioni di se stessa in nessuno dei sensi, né buoni né comuni.



mercoledì 9 ottobre 2013

Non c'è che un miracolo!

Basterebbe crederci per vivere felici e sopportare qualunque idiozia. La fede è veicolo di felicità. Se cade la fede non c’è più speranza. Chi come me non ha fede … continua a sperare! In che potrei sperare, vi domanderete miei cari ragazzi? In qualcosa che d’improvviso faccia capire a noi tutti che esiste una soluzione ai nostri problemi. Una illuminazione, una “bodhi”. Sediamoci sotto un banano e aspettiamo. Invecchiando tranquillamente. Kafkianamente. Prima o poi passerà qualcuno e ci chiederà cosa ci facciamo all’ombra di quel banano morto. Noi non gli risponderemo perché saremo morti anche noi. Questa è una vaga certezza! Pessimista? Chi, io?! Ditemi dove volete che attinga un pelo di speranza! Vi porto un esempio. Dalla lettura. Io leggo. Troppo spesso mi domando se capisco quello che leggo! Il sommo poeta: io che sono un sommo bischero posso tranquillamente e sinceramente dire di non averlo mai amato, nella sua Comoedia, perché non l’ho mai capito. Pensate che l’ho sempre considerata come una straordinaria vendetta contro chi, lui, non amava nel suo passato, nel suo presente e, già che c’era, nel suo futuro! Anche se alcune parti sono magnifiche! Pare avesse visto per la prima volta Beatrice, venuta a miracol mostrare, quando lei era poco più di una bambina. Con tutta la storia dell’invenzione dello specchio. Sono stato a braccetto con lui quando se ne andava per il suo paradiso alla ricerca della “quiddità”. Salvo poi che, vedere il suo volto riflesso nel cerchio splendente di luce, va bene poeticamente ma … ecco dimostrata la mia ignoranza.
La ricerca dantesca della “quiddità”. Mia nonna, quando qualcosa la turbava, diceva di avere un “ quidde!” Quella che Panikkar invocava come ricerca, “l’essenza” di Dio. Perché non affidare la gestione della cosa pubblica, non ai filosofi alla Platone, od a politici di straordinaria e dimostrata incompetenza, gente che non sa ne leggere ne scrivere, ma agli scienziati, ai fisici, ai matematici, ai chimici, agli astrofisici. A gente che inventandosi il “bosone”, finisce mezzo secolo dopo per trovarlo! Si potrebbe dir loro di ricercare forme intelligenti di democrazia, di giustizia, di libertà, di uguaglianza, di … In fondo, che a parole le cerchiamo, sono passati più di cinquant’anni! Magari, oltre al bosone, mi trovano qualcosa in cui credere! Oh, no?!