giovedì 27 giugno 2013

Se mi sveglio


dal sito luoghianima.blogspot.it
Se mi sveglio è perché                                                      
so che tu sei
il sogno di un sogno
ma
se io fossi il vento
nella mia casa ti porterei
la tua mente, il tuo corpo
scoprendo carezze
guarderei fremerti il piacere
e come solo io so fare
urlando e ululando su campi
da mietere mia farei la forza
della terra e della tua bellezza
la plasmerei
Se mi sveglio è perché
so che tu sei
il sogno di un sogno
ma
se io fossi fuoco
le tue mani cullerei
di soffice calore, finché
caldo il tuo pensiero
narrasse 
fiabe
a vecchi bambini sapienti.
Loro sanno, la felicità
è un tuo sorriso.
Se mi sveglio è perché
so che tu sei
il sogno di un sogno
ma
se io fossi terra, non
vorrei più girare
intorno al sole, di te
m’illuminereitò
senza più notti; senza più stelle
Se mi sveglio è perché
so che tu sei
il sogno di un sogno
ma
se io fossi il mare
per certo, da me, saresti
nata.
Bellissima.

martedì 25 giugno 2013

Dello sport del calcio

dal sito www.calcio-giocato.com
Mi piacerebbe poter telefonare al famoso, anzi famosissimo, signor Pelè, in Brasile, per dirgli quello che penso da moltissimo tempo! Ed è che a tantissima gente, forse molta di più di quanto lui immagini e di quanto i media ne scrivano del cosiddetto sport chiamato calcio, non gliene importa niente! A me, poi, meno che niente.
So che questa confessione non mi aiuterà a trovare amici. A volte, e magari spesso, meglio soli! Ora scandalizzerò qualcuno! L’attuale gioco del calcio, chiamato anche “sport”, sta per me allo sport come i Beattles stanno a Beethoven! Il calcio è  uno spettacolo, spesso poco edificante, di massa! Lo sport, quello vero, è stato contaminato dal piacere e dallo scommettere sugli esiti della competizione! E’, secondo me, sport, quando uno gareggia per superare se stesso e non per battere gli altri!  Per dare tali spettacoli molti governi trascurano di risolvere i bisogni più elementari dei loro elettori. Ad esempio, costruendo stadi fantascientifici ed organizzando faraoniche rassegne mondiali di tali spettacoli.
I nostri bravi ed antichi romani, che avevano già capito tutto, dicevano “panem et circenses” e non “ circenses et panem” : prima sfamare la gente  e poi offrirle divertimento. Il calcio è, solo secondo me, uno sport quando chi lo pratica lo fa per divertirsi. Quando, invece, lo fa per essere applaudito e  per guadagnare somme  favolose, sia investendoci che recitandoci, è solo spettacolo. Un giovane, assai giovane, poco più che ventenne, nostro concittadino, ottimo attore protagonista di questo spettacolo, viene retribuito con 4 milioni di euro all’anno. Più naturalmente, qualche spicciolo: diecimila euro al giorno!
Ovviamente, onore a lui, ed alla fortuna della sua vita!
Interi quartieri di grandi e rinomate città sono chiamati “favelas”. Quante “favelas” potrebbero essere abbattute ed al loro posto costruiti quartieri umanamente abitabili, con scuole, ospedali e via sognando? Poi dice che la gente s’incazza! La cronaca di questi giorni racconta, con esattamente queste parole “ … ed alla fine c’è scappato il morto”. Come “scappato”? E poi, sembra che non sia uno solo ad aver preso “la fuga”. Forse volevano dire che  esseri umani sono stati uccisi, hanno perso la vita, perché manifestavano per avere un po’ di giustizia?! Un po’ più di “panem” e magari meno “ circenses”. Senza che altri uomini, in divisa di Stato, sparino loro per questo motivo!
Dice, che lo si fa per la difesa dello sport. Come quella di far rischiare la vita a militari, addetti a ben altri compiti, per impedire che alcuni “poveretti” nelle platee di questi spettacoli, chiamati “stadi”, si scazzottino di santa ragione. Io li lascerei darsele! Invece schierano l’esercito in assetto di guerra, intorno a questi teatri.
Einstein aveva ragione nel credere alla infinita stupidità umana! 

Allora, caro signor Pelè, vuol ancora tentare di sedare gli animi, oppure come le hanno consigliato, occuparsi di poesia, standosene zitto! E voi, continuerete a chiamarlo “sport”?

giovedì 20 giugno 2013

A Recep Tayyip Erdogan


dal sitowww.cartoonstock.com
Mi piacerebbe scriverLe una lettera… gentile signor Recep Tayyip Erdogan, per esternarLe tutta la mia preoccupazione per ciò che sta accadendo nel Suo, penso, meraviglioso Paese, dove non sono mai stato e probabilmente mai verrò. Le scrivo perché sono convinto che gli umani, qui su questo mondo, siano tutti diversi tra loro con il vantaggio di essere tutti uguali per diritti e doveri! Anche se questa convinzione, a molti, purtroppo, può sembrare una solenne stronzata.
Sentiamo  dire, qui da noi, che, in quella grande e splendida piazza dove crescono alberi secolari, ad Instanbul, città antichissima di nobile cultura, la polizia turca ha “pulito” tutto ciò che una parte del popolo turco, compreso se stesso, era stato costretto ad abbandonare. Qui si dice che la polizia del suo democratico governo abbia gettato, sul popolo turco, insieme a cannonate d’acqua, anche una medicina gialla, dicono, poco terapeutica. La quale, oltre alla pelle, sia dannosissima alla democrazia. A proposito, mi scusi, come si dice democrazia, in turco?!
Io non  credo che ciò sia successo! Anche se lo si è visto in televisione. Tra l’altro Lei, gentile signore, è anche Leader di un partito politico che si chiama Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, quindi non può aver ordinato cose così inumane e idiote per quanto, l’ho sentita dire, nella traduzione in italiano, ad una folla piena di bandiere del suo Partito, che il suo governo, stava per perdere o aveva perso la pazienza. Che come lei sa è una virtù dei forti, la pazienza. Perderla è da distratti o da dittatorucoli di quart’ordine.
Visto che Lei è nato a metà degli anni ’50, ha studiato all’Università … insomma non è un caporale - tanto per intenderci - europeo che, diventato zimbello di un gruppetto di sordidi capitalisti, crede di essere un Dux in divisa e baffetti d’ordinanza, e pertanto autorizzato a scatenare autentici massacri.
Dia ordine al suo Governo, La prego, di guardare ovunque, negli armadi, sotto gli scranni del suo Parlamento o nelle proprie tasche e ritrovarla … la pazienza. Nel caso in cui non la ritroviate, fate finta di averla ritrovata! E ditelo al popolo che l’avete ritrovata. E’ già capitato, nel corso della storia umana, che se, anche ad un popolo  capitasse di perderla - la pazienza - va a finire che, coloro che sono al governo, così distrattamente, sono destinati a  perdere qualcosa. Ad esempio, la testa! Il che è  proprio brutto, anche se, mi domando, dove abbia la testa quella gente che, al governo democratico di un grande Paese democratico,  dichiara minacciosamente di aver perso la pazienza!
Un ultima nota: sento dire che Lei minaccia di far intervenire l’esercito! Non lo faccia e se ha un residuo di coraggio, faccia intervenire il popolo, con nuove elezioni.


Cordialità, poche.

Teste ed intelligenze. Una preghiera

 dal sito www.tumblr.com
Si sente dire che nel mondo, in mano ai capi dei Paesi più civilizzati della Terra,  ne siano pronte all’uso ben ventimila. Quante ne basta e ne avanza per ridurre in polvere la nostra Terra. Uno dei capi, dei Paesi più civilizzati della Terra, propone di ridurne il numero di un terzo e d’investire una marea di milioni di dollari per trasformare quelle ridotte di numero in “intelligenti”. Come se, di una bomba atomica in grado di uccidere decine di migliaia di persone in un amen e inquinare il territorio per centinaia di anni, si potesse dire che è stupida, cretina, non intelligente! Trasformare una bomba stupida in una intelligente significa costruire una bomba alla quale si può dire di andare a colpire il rag. Mario Rossi mentre fa pipì, alle tre ed un quarto, di domani l’altro, in un paesino remoto della Val di Susa: e quella ci va, alla tal ora, nel tal giorno. Se poi il Rossi, in quel momento, ha le dita nel naso … la cosa è tollerata. Poiché il buon Dio sembra, giustamente, ignorare alcune vicende terrene, a noi tutti parenti stretti del Rossi, non ci resta che pregare i capi dei Paesi più civilizzati della terra, di una cortesia. Cambiate nome a questi aggeggi! Non li chiamate più teste o testate, non definite più certi oggetti come intelligenti! Per non avvilire chi, per il momento può ancora usare la testa e l’intelligenza per tutt’altre cose. Magari per volersi bene. Grazie!

martedì 18 giugno 2013

I piedi per terra

dal sito https://sphotos-a.xx.fbcdn.net/
Questa espressione, molto utilizzata da una incredibile numero di persone in questo nostro mondo, indica, io penso, una solidità di argomentazione ed una decisa fermezza di carattere, un qualcuno che pensi senza svolazzi di fantasia, si muova ed agisca con assoluta aderenza alla realtà. Siete s’accordo?! Bene: le parole, se caso mai dovessero avere un significato, vogliono dire in realtà una cosa assolutamente sbagliata! Chi le pronuncia non si rende conto che “se stesse sempre con i piedi per terra” non muoverebbe un passo! Per muoversi, ognuno di noi, ha bisogno di alzare i piedi, uno dopo l’altro, in aria. E’ più il tempo che uno tiene i piedi per aria, camminando, andando, muovendosi di quanto ne tenga per terra! Forse è per questo che siamo abituati a pensare e dire una cosa, e poi a farne un’altra. In questi giorni, un grande esempio: una delle più forti potenze del mondo, esportatrice di chewing gum, di coca cola e di democrazie, è stata sgonfiata da uno spillo tenuto in mano da un giovane di 27 anni. Ha distrutto, questo ragazzo, facendolo emergere, un sistema di spionaggio universale e assolutamente invasivo di qualsiasi mondo privato, messo in essere per garantire la sicurezza a quella grande potenza.
Un elogio a tutti quei ragazzi che venendo da quel Paese hanno sacrificato la loro vita per garantire la nostra sicurezza e libertà. Ma questo è un discorso a parte.
Gli antichi romani, che non sempre la dicevano giusta, pensavano : “si vis pacem, para bellum”. Il Mahatma Gandhi, con ragione, diceva e faceva “ Si vis pacem, para pacem”. Benjiamin Franklin, uno dei Padri del succitato  grande Paese, pare dicesse: “Un paese che sacrifica la sua libertà alla sicurezza, non è ne un Paese libero, ne un Paese sicuro”
E te, che per caso mi leggi,dove tieni i piedi?!

venerdì 14 giugno 2013

Quando leggere fa ridere

dal sito giardinoincantatodifata.it
Qualcuno lo sa chi era Agenore di Sidone?! Ecco, lo sapevo! Allora ve lo racconto io. Anzi ve lo faccio sapere attraverso il dialogo di due signori “un po’ ventosi”: il signor Zefiro ed il Signor Noto. 
Oh, Zefiro, di che corteo parli?
Ma te dov’eri? Ti sei perso uno spettacolo delizioso …
Ero al lavoro intorno al Mar Rosso, con delle soffiate anche su parte dell’India, le zone costiere della regione!
Ma …  Agenore di Sidone, almeno lo conosci?
Si, il padre di Europa. E, allora?
Proprio di lei ti voglio raccontare
Mica che Zeus è innamorato della fanciulla? Questo lo sapevo e da un pezzo.

Questo è l’inizio di uno dei tanti divertentissimi dialoghi, tra i “Dialoghi di Dei e di Cortigiane”, scritto da Luciano di Samosata, nel secondo secolo dopo Cristo. Nel dialogo, Zefiro racconta il rapimento di Europa da parte di Zeus, che per l’occasione si era  trasformato in un toro bianco dallo sguardo mite. La narrazione si snoda con una vivacità di immagini ed una tale ironia  che, letto oggi, conserva ed amplifica tutta la sua grazia. Zeus-Toro fugge, con Europa sul groppone, in un  mare che diventa improvvisamente calmo con un coro di Nereidi nude e plaudenti, seguito da Afrodite che naviga su una conchiglia tirata da due Tritoni e sparge fiori di ogni tipo sui due sposi …. Poi, Zeus arrivati a Creta, presala per mano, conduce Europa verso l’antro Ditteo, tutta rossa e con gli occhi abbassati …. lei sapeva a cosa …
 Suggerisco che se per caso giudicate divertente ciò che i creatori di spettacoli comici hanno prodotto e producono in questi ultimi secoli, date una lettura a questo libro! In fondo ha solo 1800 anni! Lo si trova in una edizione BUR a pochissimi euro. E poi,  riparliamo, di cosa possa essere la satira, l’ironia ed il comico!

La giornata mondiale delle scuse

dal sito glogster.com
Mi aspetto che gli eredi dei popoli indiani Dakota, Cheyenne ed  Araphao si scusino con il Governo degli Stati Uniti per il massacro del 7° Cavalleria a Little Big Horne, e l’uccisione di quello stinco di santo del Generale Custer. In fondo il Governo inglese in questi giorni si è scusato per la repressione dei Mau Mau e per le torture inflitte ai prigionieri africani. Anzi sembra che tra i prigionieri Mau Mau, torturati, ci fosse, nel 1950, anche il nonno dell’attuale Presidente degli Stati Uniti!
Instituiamo “il giorno mondiale delle scuse”! In questo giorno, i governi dei popoli della Terra si scusano tra loro per i rispettivi e ingiustificati massacri e persecuzioni, economiche, religiose ecc! Potremo organizzare fastose cerimonie religiose con tanto di beatificazioni di martiri. Tanto per fare un esempio, prenotare un posto in Paradiso per i Marrani. Quegli ebrei europei che per sfuggire alle persecuzioni cattoliche si fecero battezzare. Tra questi Baruch Spinoza, alias Benedetto Spinoza. Ma queste sono cose d’altri tempi, lontani da noi …. eravamo alla metà del 1600 d.C. Poi si potrebbe organizzare “La giornata mondiale delle scuse preventive”.

La celebrazione ufficiale della “Giornata mondiale della cattiveria e dell’idiozia” non è necessaria, la si celebra 360 giorni l’anno.

martedì 11 giugno 2013

Per parlare un po’ di Raimon Panikkar

Non ho idea del come e del perché ho cominciato alla fine degli anni ’50 ad occuparmi di storia delle religioni. Con una particolare predilezione al mondo orientale, senza meno la fonte più antica. Nel rifletterci potrei dirmi che in quel periodo fossi alla ricerca di un qualcosa che le mie scelte di vita non  davano a me quei risultati che speravo ne nascessero. Di allora, come primo testo  scientifico, resta nella mia libreria una edizione Laterza del ’60: “Discorsi lunghi, Canone Buddhista”. Gli anni non erano quelli che a me, disinteressato ma curioso dei figli dei fiori, potessero essere di suggerimento!
E forse nemmeno il Siddharta, capolavoro di Hermann Hesse. Ma certo da qualche parte il suggerimento deve essermi arrivato! Da allora la mia libreria si è arricchita di un notevole numero di pubblicazioni, tutte rigorosamente scelte tra le più documentate sul piano storico e scientifico, allargando, quasi da subito, l’orizzonte dall’India alla vicina Cina. Magari una ragione di fondo, a pensarci bene c’era e c’è!
Una assonanza più nei significati che nelle parole, con la predicazione del Cristo, raccontata da Matteo. Il chiedermi come poteva, questo trentenne giordano, cresciuto in mezzo ai suoi correligionari ebrei, sotto la dominazione romana, “inventarsi” il concetto della compassione, caro al mondo indù, taoista e buddista. Forse che dall’oriente, oltre alle sete ed alle spezie, viaggiavano anche le parole! Mentre mi nutrivo con le pubblicazioni della Utet e di altre case minori ma altrettanto ferme nella loro serietà, approfondivo la conoscenza, con tutta l’umiltà possibile nello scrivere queste note, di tutto quel mondo, sottolineando a mio giudizio la discrasia profonda tra il pensare, lo scrivere ed il realizzare. Come se il pensare altro non fosse che una determinata fonte di fantascienza rispetto alla ricerca scientifica ed alla realizzazione sociale di certe verità! Da Abhinavagupta, dove nel suo “ Tantraloka - Luce delle sacre scritture” scrive cose fantastiche come questa: “Così come in un seme di un ficus indica sta in potenza un grande albero, nel seme del cuore sta il mondo, compresi tutti gli esseri, mobili o immobili.” Per arrivare, con un passo lungo un paio di millenni, al fisico austro-americano, Frjtioff Capra, con il suo “Tao delle fisica”, nel quale mette a confronto le straordinarie intuizioni del pensiero taoista con le più recenti scoperte della ricerca scientifica moderna.
In questo quadro d’insieme, dove trovano posto capolavori del pensiero umano come il Bhagavd Gita e le soluzioni umane e politiche del Mahatma Ghandi,  mi piace dirvi del mio incontro con Raimon Panikkar. Di lui ho letto “La dominazione europea in Asia” edizione Einaudi, “La dimora della saggezza” edizione Oscar Mondadori ed un testo straordinario, il commento a “I Veda Mantramahjari”, due volumi della BUR. Ultimamente è uscita una splendida biografia di Panikkar, scritta da Maciej Bielwski per i tipi di Campo dei Fiori. Panikkar, spagnolo e indù, sacerdote gesuita e iscritto, in gioventù, all’Opus Dei. Non male, come quadro di partenza! E’ stato ed è un dei più straordinari interpereti del pensiero indù, senza mai perdere di vista la profondità del pensiero cristiano evangelico.
Lascio come stimolo alla curiosità di un eventuale lettore, questa riflessione che sarebbe eccezionale anche per un grande esperto di semiotica: “Ogni parola è la cristallizzazione fisica e metafisica di secoli di esperienza umana. Ogni trama di parole è come un tessuto  su un telaio: ha un proprio colore, un proprio schema, e per suo tramite noi condividiamo la realtà con il resto dell’umanità”. Scrive Panikkar: E’ necessario un cambiamento radicale della nostra civiltà, o essa si indirizza alla produzione di oggetti (tecnocrazia) oppure alla perfezione dei soggetti (umanesimo).  Secondo me, un equilibrato ed intelligente uso della prima può aiutare nella ricerca di un nuovo e progressivo umanesimo. Leggere è conoscere, distinguere,  scegliere ed essere!

giovedì 6 giugno 2013

L’invenzione delle parole

La libertà che guida il popolo, dipinto da Delacroix nel 1830 - Foto Corbis Images
Se si potesse brevettare, senza scadenza, l’invenzione delle parole, la Grecia moderna, grazie a quella antica, sarebbe straricca! Una per tutte: democrazia! In alternativa ad oligocrazia. Ci sono volute diverse centinaia di anni per far capire agli oligarchi, alcuni tali per volontà di un qualche dio, che con la democrazia, loro stessi, si sarebbero sentiti più sicuri e più ricchi. Solo da un paio di secoli, nel mondo, si è sviluppato questo bisogno di democrazia. In sostanza, oggi, il mondo è governato da una oligarchia eletta più o meno democraticamente! Questo perché la democrazia non è una piazza grande e poi grande, ma è solo una strada che l’umanità ha, in parte, imboccato e sulla quale sta facendo i primi tiepidi passi. Per camminare meno barcollante ha bisogno di maggior sicurezza di se. Il che avverrà solo col tempo, che è un grande trasportatore di conoscenza e coscienza. Si diceva: “ma quella piazza era, una volta, gremita da otto milioni di baionette!”. C’era il consenso e l’applauso del demos! Finché quello stesso demos non si è accorto che, su quelle baionette, c’era seduto sopra. Oggi ancora si parla - e giustamente, nei limiti di una presa di coscienza ancora agli albori - di voto popolare. Dicevo, una strada che l’umanità ha imparato da pochi anni a percorrere, senza ancora conoscerne e prendere coscienza del codice che ne regola il traffico! Oppure, quando lo ignora volutamente, si avvale dello stesso applauso a cui prima si accennava. Ma, finché c’è vita … ci sarà democrazia!