Venivo da Vienna,
in macchina
ed ero diretto ad Innsbruck, dove mi sarei fermato qualche giorno. Viaggiavo su
una MGb cabrio nera, con la capote aperta in una splendida giornata di sole.
Sia io che mia moglie eravamo tranquillamente sereni. La vacanza viennese era
stata bellissima. Per di più, io goloso del gulasch, avevo trovato un
restaurant chiamato “clinica del gulasch” dove di questo piatto facevano
autentiche opere d’arte!.
Era più o meno mezzogiorno quando ci fermammo ad un
grill sull’autostrada, vicino ad Enns, non perché avessimo fame, ma per non
perdere l’abitudine ad un buon pasto, a base di gulaschsuppen e pane nero, roba
completamente fuori dalle nostre diete. Sedendoci vicino ad una giovane coppia, notammo sorridendo che erano due giovani
italiani in viaggio di nozze, molto carini! Ci rendemmo subito conto che la
giovane ragazza aveva sul volto tracce di lacrime e il giovane marito era di un
pallore esagerato. Ci facemmo coraggio e chiedemmo se avremmo potuto essere in
qualche modo d’aiuto Ci sorrisero, scuotendo la testa, e ci raccontarono di
aver avuto la pessima idea di andare a visitare Mauthausen.
Restai colpito. Per quel poco che ne sapevo credevo
fosse in Germania. Invece, no. Era lì, a pochi chilometri da Enns.
Andammo a visitare questo incredibile orrore!
Ricordo la guida: un belga, alto alto e magro, con tutti capelli bianchi che,
in perfetto italiano, ci raccontava di come quel campo fosse attualmente sotto
la giurisdizione internazionale, quale era la sua funzione e con una oramai
terribile assuefazione ci mostrava i vari ambienti di quello sterminato luogo
di tortura. Capimmo l’emozione di quei due giovani incontrati poc’anzi. Tra le
cose più orribili un grande pioppeto, completamente recintato …. non sapevano
quanti corpi vi fossero stati gettati e non potendo riesumarli e riconoscerli
uno ad uno, avevano deciso di lasciarli riposare in quel campo, piantando
quello sterminato pioppeto. Dopo oltre due ore risalimmo in macchina con la
gola secca ed un pianto dirotto nel cuore. Ma che c’era venuto in mente! Anche
se non l’avessimo visitato, quel campo sarebbe stato lì, ugualmente. A mia
moglie venne sulle labbra un preghiera, a me, ateo convinto, venne di
rivolgermi ad un ipotetico dio chiedendogli come aveva potuto permettere una
barbarie simile. Nonostante il caldo ripartimmo con la capote chiusa.
Avevamo bisogno di sentirci protetti.
Oggi, a distanza di tantissimi anni, quando sento
presunti uomini politici, in realtà autentici pezzenti che blaterano dall’alto
dei loro soldi o del loro presunto potere, e con un cinismo indegno di
qualsiasi essere umano ascolto il citare
la tragedia dei campi di concentramento, che si è anche abbattuta in tutta la
sua tragicità sui quei popoli i cui capi hanno organizzato una tale immondizia,
bene, quando li sento blaterare con tanta superficiale leggerezza, provo lo
stesso orrore che mi colpì nel vedere i paralumi fatti con pelle umana, i forni
crematori, quell’orrido ingresso al campo di Mauthausen, e risento il lamento
di quello sterminato pioppeto.
Invoco, proprio invoco i responsabili della
comunicazione giornalistica e televisiva perché condannino, con la più acuta
violenza delle parole, questi cialtroni, per far capire, anche ai più
sprovveduti lettori ed ascoltatori radio
televisivi, quanto siano profondamente farabutti questi personaggi che con il
loro pensiero altro non fanno che rendersi complici di quanto orribilmente accadde tanti
anni fa.