giovedì 31 ottobre 2013

in che mondo viviamo?!


Se qualcuno lo sa o, per caso, è venuto a saperlo ... potrebbe cortesemente informarci?
Mentre si spendono miliardi di "soldi" per motivi talmente futili che di più non si può, alcuni terrestri instupiditi dal desiderio di vivere, almeno apparentemente, liberi,  muoiono di sete a bordo di un camion nel deserto del Sahara. Dall'altra parte del mondo un gruppetto di terrestri, grati al loro idolo-capo, tal Putin, grati soprattutto per aver pacificato la Cecenia, lo candidano al Nobel per la pace. Dicono abbia evitato la guerra contro la Siria ... in realtà sta recuperando le armi che aveva fornito a questa nazione che fu quattromila anni fa, patria della nostra civiltà. Dimenticandosene, subito dopo! In altra parte ci si diletta a sapere cosa si dicono un miliardo di esseri umani al telefono, per posta e ... nessuno si occupa della protesta mondiale dei piccioni viaggiatori rimasti senza lavoro. Proporrei ai deputati del nostro governo di occuparsi dei piccioni viaggiatori ora che hanno, con grande intelligente filosofia politica, risolto il gravissimo problema relativo ad un terrestre che non ha saputo e non  sa esattamente come comportarsi in una società civile; che però è stato bravissimo nell'arricchircisi dentro, riuscendo solo in parte a condizionarne la vita.! Ha, quest'ultimo, il vantaggio di non sentirsi solo a sapersi contornare di migliaia di cattivi servitori, più un paio di buoni,  e lo svantaggio di non potersi comportare come quel colonnello greco che, impugnando una pistola ed al grido di " abbasso l'intelligenza" instaurò una dittatura in Grecia, pochi anni fa. Quasi mi dispiace per lui, perché noi siamo, in questa parte della terra, abituati a svegliarci solo se ci sparano addosso. Ci è sempre bastato un frigorifero, una automobilina, ed adesso anche un computer più telefonino per definirci civilmente assuefatti. Ed era questo l'obbiettivo degli ottantatre terrestri trovati morti assiderati nel Sahara. Cerchiamo di essere giusti: ma sappiamo, o no, cosa succede a chi dal civilissimo Messico tenta di entrare nei civilissimi U.S.A? Niente morire di sete! Se è maschietto gli sparano addosso, se è femminuccia prima giudicano se è violentabile o no, è poi procedono con il solito e rituale benvenuto, che consiste alla fine nel gettare quell'inutile corpo in un fosso qualsiasi. Non si sta meglio in tante altre parti di questo globo terrestre: questa zattera che ruota intorno alla sua lampadina il cui calore non è affidato, pare, a società privatizzate ... Alcuni terrestri hanno sostenuto fino ad ieri che la manutenzione di tale lampadina fosse affidata al creatore di tale aggeggio. Allo stesso creatore. gli stessi terrestri, hanno poi addebitato tutto il resto dell'universo, solo perché così se la cavavano sbrigativamente per rispondere ad una semplice domanda che i più semplici bipedi si ponevano. E che, in sintesi, era: "perché?"
Già, perché? Non è che non esista una convincente risposta solo per la semplice ragione che la domanda sia posta in modo sbagliato!? Se così fosse questo giustificherebbe tutte quelle che sembrano le più fantastiche delle situazioni qui sopra enunciate! Ora, ci penso un po', ci rifletto sopra ... o mi conviene rifletterci sotto?! Oppure pensare sia vero che Phobos, il satellite di Marte, non sia un sasso ma un'astronave?! 

lunedì 28 ottobre 2013

una memoria per Luigi Magni

Ricordando Luigi Magni

“ Stamo sempre nelle mani sue!” Queste le ultime parole che Luigi Magni mette in bocca ad uno splendido Nino Manfredi nel film “ In nome del Papa Re” (1976). Un grande regista, Luigi Magni, che per definire la sua città, Roma, diceva che essa non era una città ma un sentimento!
Sentimento che ha espresso magnificamente nei suoi film ed in particolare in questo che racconta la storia vera dell’ultima condanna a morte (1867) di due ribelli al potere temporale, alla dittatura del Papa Pio IX. In piazza del Popolo, a Roma, una lapide ricorda  l’assassinio per decapitazione di due giovani, Monti e Tognetti. Manfredi interpreta la parte di un cardinale che, presidente del tribunale ecclesiastico, tenta di difendere gli imputati, Monti e Tognetti, più un terzo, Costa, che nel romanzare la storia viene descritto come suo figlio, generato durante il ’48, quando un primo fuoco rivoluzionario agitò le coscienze. Nel film di Magni, recitano attori di una bravura unica, e quasi più di tutti, un Salvo Randone, nella parte di uno spietato “papa nero”, grande capo dei gesuiti. Randone esprime più che con le parole, con una mimica straordinaria tutta l’ipocrisia del suo ruolo. Luigi Magni, a 85 anni, è morto a Roma.
“Stamo sempre nelle mani sue”
Non si può, io credo, non vedere nell’opera di Magni una particolare, affettuosa e triste lettura del presente. La rete televisiva La 7 ha trasmesso nel pomeriggio di oggi, in memoria di Magni, questo bellissimo film. Nel rivederlo, con commozione, pensavo che, in fondo, non sono passati molti anni dalla seconda metà del 1800. Mi è tornata in mente la lapide di Piazza del Popolo a Roma, che oggi ricorda la spietatezza di quel tribunale che diceva di agire in nome di Dio.  Quanti “perdono” la chiesa cattolica ha dovuto pronunciare per mettersi al passo del presente; a quanti ancora ne dovrà urlare al mondo per rendersi, oggi, credibile. Osservo con  il massimo rispetto l’attuale pontefice, ascolto con attenzione le sue parole pubbliche e, quando capita, leggo delle sue decisioni. Il tutto, se mi è permesso, con la più atea della mia capacità di comprensione. Fino a poco tempo fa dicevo che se a qualcuno, in Vaticano, fosse capitato di  inciampare in un Vangelo, magari in quello di Matteo, gli sarebbe presa  una crisi di nervi! Ho avuto nella mia vita l’occasione di avere un colloquio con un personaggio laico in Vaticano: scale, corridoi, uffici di grande ricchezza, splendore e gentilezza di accoglienza. Stavo camminando sui luoghi della storia. Ma quanti ne conoscono a fondo la storia? Ed attraverso questa storia ne disegnano il presente ed il futuro? Come potrà un solo uomo, che per altro pare, non solo, abbia avuto il coraggio di chiamarsi Francesco, ma anche di esserlo, o almeno, di tentare di esserlo, far dimenticare secoli di storia, compreso un ombroso presente? Eppure i cattolici e con essi i cristiani, a cui aggiungo quasi tutti i seguaci di tante religioni nate da straordinarie intuizioni filosofiche, che dicevano di perseguire il benessere dell’umanità, pur avendo in mano i suggerimenti fondamentali per conseguire i loro fini, li hanno trasformato in strumenti di guerra, di povertà e di menzogna. Come diceva il personaggio di Manfredi alla fine del film: Stamo sempre nelle mani sue!
Già, ma dove sono le sue mani?!




giovedì 24 ottobre 2013

Io ascolto …

Io  ascolto …

perché sono un buono e ti voglio proteggere dai cattivi. Questa è la giustificazione addotta. Se poi nell'ascoltarti trovo che hai scoperto in casa tua un immenso giacimento di petrolio e che vuoi tenertelo tutto per te, mi arrabbio a tal punto che vinco la “gara” per la sua estrazione! Oh! Ragazzi, noi si che ce ne intendiamo di democrazia, la esportiamo anche! All'alba di oggi mi domando come, quando, dove e se l’umanità riuscirà a guardarsi allo specchio senza scoppiare in una risata! Il governo pakistano protesta per l’uso dei droni in maniera indiscriminata: il padrone dei droni esibisce un documento segreto in cui il suddetto governo autorizza il padrone dei droni a giocare con i suoi aereoplanini dove vuole. Un autentico paraculo italico organizza una manifestazione per mandare tutti a quel paese, anzi in quel posto. Che potremo fare di più intelligente? Scoprire che da cinquant'anni incarceriamo più persone di quante potremo; che ci occorre una nuova legge elettorale … come se prima di questa fossimo riusciti a mandare al “Barlamento” chi di noi è stato più onesto, più bravo, più intelligente … e non ci ha ridotto così come siamo? Se avete qualche “più” che vi avanza, mettetecelo!
Secondo me non è vero che loro ascoltano. Si sentirebbero ridere sin da qui! Se ascoltassero realmente quello che ci diciamo o che scriviamo e soprattutto se lo capissero, avrebbero comportamenti meno balordi. Immagazzinano parole, dati, informazioni, realizzando il più formidabile spionaggio del mondo, un po’ come faceva Hitler che non ascoltava il suo organizzatissimo servizio segreto e andava dalla fattucchiera! La colpa non è loro. La colpa è nostra che crediamo a quello che dicono e che ogni tanto abbiamo bisogno di loro per liberarci dai cancri che ci costruiamo addosso. L’unica cosa che possiamo constatare è cosa vecchissima: la storia viene scritta da chi vince. E nessuno si mette mai a giudicare con cosa, usando quale arma si vince! Al limite, potremmo dire che chi perde se l’è voluta! Nel nostro terribile e micro mondo ho già sentito dire che quella bambina di Modena se l’è voluta, la violenza; mentre quei cinque straordinari idioti, tutti insieme, non hanno resistito … ma si può?! Come no! Anche perché a questi mostriciattoli alla fine basterà un pentimento e otterranno un perdono.
Usque tandem abutere patientam nostram … divulgatori di false democrazie, di religioni abnormi, di improbabili divinità, di ideali farlocchi, di falsità universali?!
E questo trillo cos'è?! Ah! Meno male è la sveglia!
Che brutto sogno stavo facendo.

martedì 22 ottobre 2013

Mi telefona un amico …

Mi telefona un amico …
 
-Dobbiamo vederci, perché ho un problema.
-Qui, Houston …
-Non scherzare, si tratta di cosa seria!  
Fissiamo subito un luogo ed un’ora dove incontrarci, sperando in cuor mio che non si tratti di soldi! E’ vero che ci conosciamo da una vita, che la nostra amicizia è profonda ed unica, come è vero che non potrei assolutamente dargli una mano.
Ci sediamo in un elegante caffè in centro. La giornata autunnale è tiepida. Lui mi appare particolarmente sereno  e mi chiedo che razza di problema possa avere!
-Parlamene, gli dico.
-Non è facile, alla mia età.
-In che modo e maniera c’entra la tua età, che oltretutto è la mia stessa età!
-Già, è vero! Nonostante gli anni, tutti e due ce la passiamo discretamente, forse te meglio di me! In certe ore del giorno siamo quasi la stessa persona, tant'è che sai perfettamente di cosa voglio parlarti.
-Lo intuisco, comunque dimmelo.
-E’ proprio quello di cui pensi possa trattarsi! Spesso mi si acuisce questa meravigliosa sensazione e perdo la percezione della realtà.
-Quando ti succede, cosa combini?
-Assolutamente nulla! Qualche volta mi viene voglia di farle un complimento bizzarro con il risultato di non essere capito! Il tutto si svolge nella mia testa, come d’altra parte ogni cosa che appare sotto i miei e sotto i nostri occhi.
-Farle, a chi? E qual’ è questa sensazione che provi? Per chi? Se posso chiedertelo!
-Sensazioni … Di serena bellezza! Sai che, visto che abbiamo la stessa età, devi considerare che la mia e la tua vita sono sulla strada buona per arrivare alla fine e che, su questa strada, non ci resta che un pochino di presente che possiamo godere con quanto di bello e di dolce che ci siamo costruiti nel nostro passato.
-Quindi?
-Non m’interrompere! Quindi oltre a mancarmi ciò di cui potevo usufruire nel passato, mi mancano tutti gli argomenti per proiettarmi nel futuro, per pensarlo come fosse un presente pieno di promesse
-Non ho capito nulla!! Oh! Ora …  forse ho capito! Ho capito  di cosa parli!
-Se hai capito, cosa mi consigli di fare?
-Fare, nulla! Non puoi far nulla! Metti in giostra la tua testa! E accontentati!
-Non essere così stronzetto con me! Devi sapere che io sto bene, vivo bene nel senso che sono quasi in  pace con me stesso; dico quasi perché confronto le mie  storie con le storie altrui e questo fa sembrare le mie molto piccole, banalmente importanti! E per di più non sono solo ma, con grande affetto, accompagnato. Tuttavia nella mia vita s’è inserita una sorta di colonna sonora una soffusa melodia, uno strato, come fosse un grande meraviglioso prato pieno fiori, cosa che mi suggerisce una gran gioia di vita, in una splendida giornata di sole, su cui si dipana tutto il mio attuale pensare. Può capitarmi di non realizzare dove  e su cosa sto camminando o meglio quale sia la base del mio pensare, ma da qualunque mio attimo di vita ne sento risalire, anche inconsapevolmente, un intenso, sottile, vivacissimo profumo. Ecco, il mio problema!
-Scusa, ma perché lo vivi come un problema? Vivilo come un inno alla vita! Se alla tua età, permettimi alla nostra età, uno di noi è ancora in grado di innamorarsi pur sapendo che questo è un sentimento solitario, mai destinato ad essere ricambiato, non gli resta che applaudirsi, esserne gioiosamente felice! Desumo, in definitiva, che tu ti sia innamorato!! Visto che avrà come minimo un qualche mezzo secolo meno di te … almeno è bella?
-Primo, non ho ancora capito cosa sia la bellezza! Secondo … bella?!Potrebbe esserlo, e molto, se il cammino della  strada che ha scelto le desse il tempo di guardarsi nel cuore con più attenzione, vedrebbe tutta la bellezza che io vedo in lei! Terzo, innamorarsi? Ma chi t’ha detto che io mi sia innamorato?! Tra l’altro non mi ricordo nemmeno più cosa voglia dire!
-Nasconderti dietro un filo d’erba non ti fa bene! Essere innamorato è la più grande ed assoluta meraviglia del tuo sentire, perché per essere veramente così, questo, non può  procurarti né ansie né patemi d’animo! Essendo, come sei, cosciente di te. Magari, e perché no, qualche innocente e sorridente gelosia! Che ne so! Di una matita che tiene tra le labbra, di un notes che ha tra le mani, di una borsa appoggiata tra le gambe … di qualcosa che le piace mangiare … un dolce, un pomodoro …! E’ come tu ti fossi innamorato di quella che ti appare come una irripetibile opera d’arte della natura, che sai benissimo non ti apparterrà mai! Di una creatura animatissima, di una musica profondamente bella. Ma essa o ella, giustamente,  vive dove ha scelto di vivere. Una vita tutta sua, nuova, fiammante, allegra e giovane! Hai avuto solo una grande fortuna: l’ hai incontrata! E poi, ascoltami, non è detto che, se tu e lei, vi foste incontrati in epoche compatibili, tu l’avresti riconosciuta! Questo pensiero non deve sbiadire la tua dolce sensazione, ma riportare un pizzico di realtà nella tua vita.

-Cosa non ho fatto ad averti telefonato! Te e la tua saggezza, cosa mi consigliate?

-Di pagare il conto e di venire con me a fare quattro passi! 

venerdì 18 ottobre 2013

Due fratelli, Buon e Comune, di cognome Senso

Un’intervista a due famosi fratelli,
Buon  e  Comune Senso


I : Grazie per essere venuti e per di più insieme!
B&C: Prego! Noi spesso viaggiamo insieme.
I: Una curiosità, se mi è permessa! Siete fratelli?
B&C: Di padre! La  mamma è diversa, anche se come può vedere abbiamo la stessa età.
I: Quindi il vostro cognome è Senso! I vostri genitori sono ancora vivi, immagino!?
B&C: Certamente! Nonostante la nostra e la loro veneranda età! Il nostro babbo, Questomondo, non sta tanto bene … continua a girare intorno ed è stanco, mentre le nostre mamme … quella di Buon, sta prendendo i voti dalle suore Orsoline, e quella di Comune, anche lei nonostante l’età, insomma, come si può dire, fa ancora un po’ la vita!
I: Mi piacerebbe conoscervi meglio! E’ possibile che io vi faccia una domanda ciascuno? Comincerei con lei, signor Comune.
C : Diamoci del tu! Diversamente che Comune sarei!
B : Quanto assomigli a tua mamma, l’ho sempre detto!
I : La prego signor Buon … lo sia! Come qualche volta lo è! Allora signor … o meglio, caro Comune, cos’è, secondo te, che ti rende quello che sei? Così accettabile, praticamente da tutti!
C: Ci ho pensato a lungo. Io non voglio deludere nessuno … ma sono, o credo di essere, come l’onda in superficie di un grandissimo mare. Quella che s’infrange, ora lenta ora violenta, su una spiaggia. Di me si vede solo, come dicevo, la superficie e, questa visione accontenta tutti! Così nessuno viene mai a vedere cosa realmente mi si muove sotto! Tutti, senza farsi domande, si bagnano, nuotano, vivono e si divertono sulla mia superficie!
I: Il mare è un immenso sapere e l’onda è solo ciò che di questo si vede in superficie!
C: Cosa le dicevo? Quello che c’è dentro di me è un continuo ribollire di vita che non interessa nessuno, che non viene mai a galla. Io, spesso, mi trasformo in avverbio e sono accettato e benvoluto da tutti!
I: Ho sentito dire che sono sorti dei comitati per la tua abolizione. Cioè persone disposte a negare l’esistenza della tua vita. Persone che rifuggono dal ritenerla plausibile invitando la gente ad approfondire certe conoscenze per svincolarsi da pregiudizi. Anzi spesso pensano a te solo come un qualcosa di assolutamente pilotabile. E quindi variabile. Inaffidabile. Te che me ne dici!?
C: Allora è vero quel che si dice? Mi hanno anche detto che siano addirittura sorti dei comitati per abolire oltre al mio nome, e che tu sappia, per caso, anche il mio cognome?
I: Intendi abolire completamente il Comune Senso? Non so cosa dirti! Se non che è il tuo cognome ad essere assolutamente comune! Scusa il bisticcio, ma infatti, per Senso s’intendono tante di quelle cose che appartengono al vivere universale … e poi da questa parola ne derivano altrettante molto determinanti …
C: Se mi dovessero abolire, cosa potrebbe sostituirmi? In fondo io sarò superficiale e va bene: però sono anche una specie di dolce catena che tiene insieme la gente, che detta delle regole di convivenza; seguendomi la gente convive sorridendo e condivide tanti miliardi di piccole cose. Per esempio l’educazione … poi, guarda, ti farò un esempio scientifico! E’ o non è senso comune il dire che tutto l’universo è tenuto insieme, spiegabile, dalla matematica!
B: Mamma mia! Ma che ti viene in mente! Mi fai il filosofo, ora?!
I : Ti prego, continua.
C:  E’ così. Non è forse vero?
I: E lei, signor Buon, che ne pensa?
B: Noi fratelli ci assomigliamo un po’! Direi che io sono si, Buon, ma  non sono un conservatore. Un normale Buon Senso suggerirebbe, nel caso ultimo e così filosofico di mio fratello,  dopo aver applaudito questa definizione di matematica all’universo, di andare a vedere se è, solo la matematica, il sistema di lettura più definitivo o se possano essercene altri. E questo vale anche per l’educazione.  Comune dice che bisogna affidarsi ad una tradizione ......  per cortesia fratello prestami il tuo avverbio, di norma ci si affida a qualcosa di comunemente accettabile, che non contraddica troppo quello che è stato, ciò che finora è stato fatto, nel rispetto di questo e di quello! Senza tener conto dei risultati … magari non del tutto soddisfacenti!
I: Quindi riterrebbe giusta l’abolizione di suo fratello?
B: Mi dia del tu! No, non la ritengo giusta! Corretto sarebbe che chi lo usa non nascondesse dietro di lui tutte le ipocrisie possibili!
I: Te non potresti intervenire per una correzione?
B: Ma, non so se l’hai capito, io sono usato quasi peggio! Mi si usa per far passare sulla testa della gente le cose più verosimili possibili che niente hanno a che vedere con cose vere!
I: Vi ritenete tutti e due maltrattati, perseguitati …
B&C: Non solo con i nostri nomi! Pensa a cosa combinano con il nostro cognome! Quando poi non lo trasformano, lo masturbano, lo tradiscono …
I: Allora dovreste prendervi un po’ di riposo. Potrei suggerirvi di fare una cosa che qui da noi pochi fanno: date le dimissioni! Allontanatevi dalla gente, così finalmente, a furia di tenervi in mezzo, di usarvi malamente, la gente trovandosi senza di voi potrà dire, giustamente, nonostante tutte le più mirabolanti ed incredibili giustificazioni, che la loro vita è senza senso alcuno! Cioè non trova giustificazioni di se stessa in nessuno dei sensi, né buoni né comuni.



mercoledì 9 ottobre 2013

Non c'è che un miracolo!

Basterebbe crederci per vivere felici e sopportare qualunque idiozia. La fede è veicolo di felicità. Se cade la fede non c’è più speranza. Chi come me non ha fede … continua a sperare! In che potrei sperare, vi domanderete miei cari ragazzi? In qualcosa che d’improvviso faccia capire a noi tutti che esiste una soluzione ai nostri problemi. Una illuminazione, una “bodhi”. Sediamoci sotto un banano e aspettiamo. Invecchiando tranquillamente. Kafkianamente. Prima o poi passerà qualcuno e ci chiederà cosa ci facciamo all’ombra di quel banano morto. Noi non gli risponderemo perché saremo morti anche noi. Questa è una vaga certezza! Pessimista? Chi, io?! Ditemi dove volete che attinga un pelo di speranza! Vi porto un esempio. Dalla lettura. Io leggo. Troppo spesso mi domando se capisco quello che leggo! Il sommo poeta: io che sono un sommo bischero posso tranquillamente e sinceramente dire di non averlo mai amato, nella sua Comoedia, perché non l’ho mai capito. Pensate che l’ho sempre considerata come una straordinaria vendetta contro chi, lui, non amava nel suo passato, nel suo presente e, già che c’era, nel suo futuro! Anche se alcune parti sono magnifiche! Pare avesse visto per la prima volta Beatrice, venuta a miracol mostrare, quando lei era poco più di una bambina. Con tutta la storia dell’invenzione dello specchio. Sono stato a braccetto con lui quando se ne andava per il suo paradiso alla ricerca della “quiddità”. Salvo poi che, vedere il suo volto riflesso nel cerchio splendente di luce, va bene poeticamente ma … ecco dimostrata la mia ignoranza.
La ricerca dantesca della “quiddità”. Mia nonna, quando qualcosa la turbava, diceva di avere un “ quidde!” Quella che Panikkar invocava come ricerca, “l’essenza” di Dio. Perché non affidare la gestione della cosa pubblica, non ai filosofi alla Platone, od a politici di straordinaria e dimostrata incompetenza, gente che non sa ne leggere ne scrivere, ma agli scienziati, ai fisici, ai matematici, ai chimici, agli astrofisici. A gente che inventandosi il “bosone”, finisce mezzo secolo dopo per trovarlo! Si potrebbe dir loro di ricercare forme intelligenti di democrazia, di giustizia, di libertà, di uguaglianza, di … In fondo, che a parole le cerchiamo, sono passati più di cinquant’anni! Magari, oltre al bosone, mi trovano qualcosa in cui credere! Oh, no?!




martedì 8 ottobre 2013

"Come stanno le cose", una lettura straordinaria

Ho letto il “De rerum natura” di Lucrezio in tre edizioni diverse, nel corso di tanti anni. Tutte le volte accedendo un cero di ringraziamento a Poggio Bracciolini che nel 1417, in un monastero tedesco, riesuma da un mondo perduto e legge per la prima volta, dopo Cicerone, questo testo meraviglioso!
Se io fossi Ministro della Pubblica Istruzione, inserirei la lettura di “De rerum natura” in tutti gli ordini e gradi delle classi. Magari, che sia scusata la mia blasfemia, sostituendolo al mio poco amato Manzoni! Questo libro è una chiave che apre la porta sulla conoscenza in forma poetica, anticipando ed illuminando le più grandi scoperte della fisica, dell’astronomia, della biologia dei tempi nostri.
Arriva Piergiorgio Oddifredi, logico matematico e divulgatore scientifico che ci offre l’opportunità di rileggere il “De rerum natura” traducendolo, fedelmente, dalla poesia alla prosa. Non solo, ma commentando con dotta profondità, le intuizioni di Lucrezio, confrontandole storicamente con le scoperte della scienza, da quando la scienza si chiama così ed ha perso quel mantello di superstizioni e false credenze che, in molti casi, ha portato sul rogo le migliori intelligenze.  
Un libro formativo, educativo, di facile lettura e di grande importanza.

Dopo “Vangelo, secondo la scienza”, un nuovo grazie a Piergiorgio Oddifredi!

* recensione pubblicata anche su bookville.it e anobii.com

domenica 6 ottobre 2013

parole cinguettate!

Poche parole ed altrettante poche idee. Una notevole quantità di cinguettii, come non fossimo più esseri umani dotati di parola, ma uccellini dalle piccole testoline, senza ali. Poche parole perché la gente ne è stanca, perché saper scrivere e soprattutto saper leggere è difficile, in un mondo in cui sembra sia stato detto tutto, scritto altrettanto e letto pochissimo o letto male. Fatto, ingannevolmente, peggio! Non più biblioteche casalinghe, non più librerie, non più lettere d'amore, non più poesie, ma soltanto dei "pio pio". Per ora si salva solo la musica! Ognuno davanti al proprio pc con la statuina del "dio web" sulla scrivania, per raccontare "urbi et orbi" i propri cinguettii.  Ci si adeguano tutti: uomini potenti di stati potenti, capi religiosi, nessuno più in grado di esprimere un concetto, una idea, ma solo un "pio pio". Ovviamente è più saggio e più veloce leggere un bigliettino dei Baci Perugina che la Divina Commedia!  Io  provo un sentimento misto: tra il sorriso e la tristezza. Sorrido pensando che le mode passano, mi rattristo pensando a quel brav'uomo di Einstein! Lui si che, con un po' più di caratteri di un cinguettio, sintetizzò l'umano genere quando disse che di due cose era certissimo, l'infinito numero degli universi e la stupidità umana!

giovedì 3 ottobre 2013

E, ora?!



C’era uno che non ci dormiva la notte! Non era vero: ma a chi lo applaudiva non importava niente se fosse vero o meno, abituati ad annuire sorridendo a qualunque assurdità. Non è mai assurdo chi parla dall’alto di una montagna di soldi, slavine benefiche sono prassi. Anzi l’uomo è un campione mondiale del verosimile. Della differenza tra il vero ed il verosimile non c’è solo di mezzo il mare, quello d’acqua, c’è soprattutto di mezzo una catena di montagne di soldi. Non capita solo in questo paese, non illudiamoci! Ovunque è così nel mondo. Quello che invece capita qui da noi, per quello che ne capisco, bisognerebbe farsi, con voce drammatica, questa domanda: e, ora!? Cosa faranno gli uomini che facevano e fanno parte della autodefinita opposizione? In questi anni li abbiamo visti parlare, sottovoce, contro l’insonne; agitare bandiere rosse nelle piazze consentendo ai consanguinei dell’insonne di fare tranquillamente ciò che meglio era per loro, ignorando tutti quegli uomini su cui avevano fatto la loro fortuna; cercando alleanze con l’insonne che permettesse loro di fare tranquilli pisolini … e ora che sembra finita l’insonnia ed il loro eterno nemico dormirà tranquillamente, che faranno? Gli toccherà pensare qualcosa di originale, tirare fuori chissà da dove, qualche progetto, qualche idea,  qualche programma se non altro per evitare che le più grandi aziende di questo paese siano svendute e chiuse. Intanto hanno generato una straordinaria massa di disoccupati democratici, nel senso che in questa categoria sono presenti uomini e donne di tutte le età, e poi un’altra formidabile  fantasia! Gli uomini che sono al timone non vengono da scuole popolari e, sempre che esista ancora, dalla sinistra. No! Sono uomini allevati all’asilo della vecchia guardia! Non certo quella dell’ italo-austriaco, cristiano e democratico ma poco cattolico! Ma dall’asilo di mezzo, quello dove i bambini passavano il tempo allevando i peggiori istinti possibili ed opportunamente benedetti. E, ora?
Un consiglio a me stesso: ( tanto oramai ci ho fatto la buca) seduto sulla riva del fiume aspetterò di vederli passare trascinati dalla corrente. Quando non li vedrò più, vorrà solo dire che sarò morto! A meno che … già dopo di me, morirà la speranza!