In Francia regnava quell’ Enrico II, detto il
Galante, che sposò nel 1533 Caterina de’Medici. Si racconta che politicamente
si facesse guidare da una sua amante, Diana di Poitiers, la quale si prese poi
cura di una figlia che Enrico ebbe da
un’altra sua amante. Un bell’ambiente!
In Inghilterra nasceva in quegli anni, dal
matrimonio del poco gentile (!) Enrico VIII e Anna Bolena, la futura Elisabetta
I, la cosiddetta regina vergine.
A Roma, Alessandro Farnese, il 12 ottobre del 1534
fu eletto papa (Paolo III) e regnò fino al 1549. Pasquino scrisse a suo
epitaffio: “in questa tomba giace un avvoltoio cupido e rapace/ Ei fu
Alessandro Farnese, che mai nulla donò e tutto prese/ Fate per lui orazione,
poveretto, morì d’indigestione.”
Seguì, dopo lunghe diatribe, tal Giovanni Ciocchi
dal Monte nel 1550, (col nome di Giulio III) e regnò fino al 1555. Altalenò
momenti riformistici a rigidità esclusive fino ad inaugurare nel 1559 il
terribile Index Librorum Prohibitorum.
Anche per chi ha una infarinatura della storia
dell’Europa della prima metà del 1500 si può rendere conto dell’ambiente in cui
nacque e visse, per solo trentatre anni, Etienne de la Boétie. Nato nel 1530 a
Sarlat, morì a Germignan in Gironda nel 1563.
Un assoluto e grande filosofo che, a solo diciotto
anni, scrisse un piccolissimo libro da cui si iniziò una profonda rivoluzione
culturale e politica in Europa. A solo diciotto anni! Michel de Montaigne lesse
il suo manoscritto dal titolo: Discorso della servitù volontaria
e ne rimase stregato! Lo definì come “il più grande pensatore del suo tempo”.
Ed è proprio riferendosi al tempo in cui Etienne de la Boétie visse che se ne
può percepire la grandezza del suo spirito e l’analisi profondamente vera, sia
del potere sia di chi il potere lo subiva e, ad oggi, inimmaginabile, continua a
subirlo. Suoi coetanei o quasi: Tommaso Moro, Erasmo da Rotterdam,
Machiavelli. Un secolo incredibile il 1500! L’inizio di quella rivoluzione che
nel corso dei secoli portò buona parte dell’umanità europea a prendere coscienza
di sé, liberando i migliori pensatori dall’oppressione totalitaria dei monarchi-tiranni
e dai dogmi soffocanti della Chiesa Cattolica.
Anche, come si sa, a costo della vita, come
Giordano Bruno e tanti altri.
Nelle 37 pagine del Discorso della servitù
volontaria nella edizione della Universale Economica Feltrinelli (gli va subito
detto un bel grazie!) che ho letto e
riletto d’un fiato, scoprendo il perché un spirito libero come Montaigne lo indicasse, nei suoi Les Essais, come un
grande filosofo. Poche pagine per analizzare il perché del successo di re e di
tiranni, uomini soli che governano con mano pesantissima intere masse di uomini
e come questi si assoggettano al potere per la propria incapacità di resistere
all’ansia della dipendenza, per la paura che incute loro la libertà. Nel corso
della storia già altri grandi pensatori avevano espresso questa verità, ma mai
in così poche e chiare parole. Basti pensare alla grande metafora platonica
della Caverna, dove alcuni uomini
liberati dalle catene mal si adattano alla libertà conquistata. Sostiene De La
Boètie che gli uomini amano le proprie catene considerandole come simbolo della
propria libertà. Vedono nella propria dipendenza da un re o da un dittatore
l’unica possibilità di essere liberi! Per eccesso si potrebbe pensare
all’aforisma popolare che recita come il lavoro nobiliti! Gli esempi che
sviluppano questa sua tesi, Etienne De La Boétie, li prende dal mondo antico e
dal mondo della Roma imperiale con analisi che sfatano i luoghi comuni di cui è
infarcito il nostro modo di raccontare la storia. Non dando a Cesare quel che è
di Cesare ma restituendo a Bruto quel che è di Bruto!
“Impariamo dunque una buona volta, impariamo a far
bene. Alziamo gli occhi al cielo, per il nostro onore o per amore della virtù,
o per parlare con cognizione di causa …”
Parlare con cognizione di causa! Questa la
raccomandazione, l’invito finale che Etienne De La Boétie, scrive più o meno
diciottenne, nel 1548!
E, noi?! Noi abbiamo, da una settantina dì anni a
questa parte, resuscitato in tutto il mondo, dopo la sua nascita in Atene ed un
sonno di 2400 anni circa, un “giocattolo” chiamato “democrazia”. Così come
fanno i bambini con i loro giocattoli, ci divertiamo a spaccarlo, per vedere
cosa c’è dentro, e poi a riattaccarlo per vedere se funziona!
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