Ne leggo la recensione su Domenica di Il Sole24Ore. Lo compro. Divertendomi, lo
leggo in poco più di una settimana! Nel frattempo lo consiglio ad alcuni amici
che so curiosi come me. Diceva Leibnitz “ Pourquoi y-a-t-il quelque chose plutot
que rien?” Perché c’è qualcosa anziché niente? Su questa domanda Holt
costruisce la sua ricerca analizzando le risposte che la filosofia e la storia
della scienza hanno dato, nel corso dei secoli, alla stessa domanda formulata
in altri termini ancor prima che fosse posta dal filosofo tedesco.
Contemporaneamente, Holt ha posto la stessa questione agli scienziati ed ai
filosofi ed agli storici della scienza, oggi viventi. La contro copertina del
libro definisce questa ricerca come fosse l’indagine di un detective che indaga
per scovare il colpevole: chi è, se c’è,
l’autore di questo nostro mondo e del suo immenso contorno. Mi veniva, nel
leggere la prima parte di questa opera, la sensazione di trovarmi di fronte non
tanto ad uno straordinario viaggio nella
storia del pensiero umano, quanto ad un dottissimo “bignami” a tema!
In realtà si
tratta di una indagine difficilissima; resa ancora più complicata dalle
migliaia di false piste disseminate durante il cammino. Piste dove la ricerca
scientifica e pseudo scientifica, le varie interpretazioni
religiose-filosofiche mettono costantemente i bastoni tra le ruote ogni volta
che il mistero sembra chiarirsi. Riemerge ad ogni piè sospinto la stessa
domanda: perché c’è quello che c’è e non c’è il nulla? Ogni risposta, come
diceva Galileo, fa nascere una nuova domanda. Se c’è il nulla, questo nulla
cos’è? E se siamo noi ad esserci, cosa siamo, visto che, se ci siamo, questo
avviene nel tempo e nello spazio? Mi immaginavo, nel leggere Holt, il grande
Marlowe che nel suo ufficietto, alle due di notte, all’ ennesimo “scotch” senza
ghiaccio, riceve la biondona di turno, tutta cosce e puppe, che gli svela il
mistero! Ma questo non succede nel libro di Holt. Accade invece che qualcuno si
faccia domande estranianti e fondamentali. Una, per me, delle più fulminanti
nasce dall’incontro con l’inglese David Deutsch, considerato come uno dei pensatori più
coraggiosi dell’oggi. Costui riflette su ciò che esiste: la parte che noi
abitiamo non soltanto è minuscola, ma potrebbe essere poco, anzi pochissimo
rappresentativa del tutto, facendoci un’idea parziale e distorta. Ci aveva
già pensato Platone nella metafora della caverna! Deutsche rincara la dose: potrebbe
persino darsi che noi stessi si esista in una realtà simulata, creata da
esseri superiori …! Più oltre, il pensiero
di Sir Eddington (1928) recita che “ la sostanza del mondo è sostanza
mentale” . Forse l’unica pista che Holt non batte è quella dei biologi che
si occupano del cosmo, facendosi continuamente distogliere dalla sua educazione
di base che lo porta a discutere con chi accusa un “Bene Assoluto” come autore
di questo nostro cosmo. Concordo pienamente sulla conclusione finale, quando l’investigatore,
secondo me stancato dalla sua ricerca, offre la guancia al pensiero buddista.
Un consiglio: dico sempre che leggere serve per capire. Ora sostengo che
leggere il libro di Holt serve per aprire una propria investigazione!
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