giovedì 5 dicembre 2013

Perché il mondo esiste? Di Jim Holt

Ne leggo la recensione su Domenica di  Il Sole24Ore. Lo compro. Divertendomi, lo leggo in poco più di una settimana! Nel frattempo lo consiglio ad alcuni amici che so curiosi come me. Diceva Leibnitz “ Pourquoi y-a-t-il quelque chose plutot que rien?” Perché c’è qualcosa anziché niente? Su questa domanda Holt costruisce la sua ricerca analizzando le risposte che la filosofia e la storia della scienza hanno dato, nel corso dei secoli, alla stessa domanda formulata in altri termini ancor prima che fosse posta dal filosofo tedesco. Contemporaneamente, Holt ha posto la stessa questione agli scienziati ed ai filosofi ed agli storici della scienza, oggi viventi. La contro copertina del libro definisce questa ricerca come fosse l’indagine di un detective che indaga per scovare il colpevole:  chi è, se c’è, l’autore di questo nostro mondo e del suo immenso contorno. Mi veniva, nel leggere la prima parte di questa opera, la sensazione di trovarmi di fronte non tanto  ad uno straordinario viaggio nella storia del pensiero umano, quanto ad un dottissimo “bignami” a tema!
In realtà si  tratta di una indagine difficilissima; resa ancora più complicata dalle migliaia di false piste disseminate durante il cammino. Piste dove la ricerca scientifica e pseudo scientifica, le varie interpretazioni religiose-filosofiche mettono costantemente i bastoni tra le ruote ogni volta che il mistero sembra chiarirsi. Riemerge ad ogni piè sospinto la stessa domanda: perché c’è quello che c’è e non c’è il nulla? Ogni risposta, come diceva Galileo, fa nascere una nuova domanda. Se c’è il nulla, questo nulla cos’è? E se siamo noi ad esserci, cosa siamo, visto che, se ci siamo, questo avviene nel tempo e nello spazio? Mi immaginavo, nel leggere Holt, il grande Marlowe che nel suo ufficietto, alle due di notte, all’ ennesimo “scotch” senza ghiaccio, riceve la biondona di turno, tutta cosce e puppe, che gli svela il mistero! Ma questo non succede nel libro di Holt. Accade invece che qualcuno si faccia domande estranianti e fondamentali. Una, per me, delle più fulminanti nasce dall’incontro con l’inglese David Deutsch,  considerato come uno dei pensatori più coraggiosi dell’oggi. Costui riflette su ciò che esiste: la parte che noi abitiamo non soltanto è minuscola, ma potrebbe essere poco, anzi pochissimo rappresentativa del tutto, facendoci un’idea parziale e distorta. Ci aveva già pensato Platone nella metafora della caverna! Deutsche rincara la dose: potrebbe persino darsi che noi stessi si esista in una realtà simulata, creata da esseri superiori …! Più oltre, il pensiero  di Sir Eddington (1928) recita che “ la sostanza del mondo è sostanza mentale” . Forse l’unica pista che Holt non batte è quella dei biologi che si occupano del cosmo, facendosi continuamente distogliere dalla sua educazione di base che lo porta a discutere con chi accusa un “Bene Assoluto” come autore di questo nostro cosmo. Concordo pienamente sulla  conclusione finale, quando l’investigatore, secondo me stancato dalla sua ricerca, offre la guancia al pensiero buddista. Un consiglio: dico sempre che leggere serve per capire. Ora sostengo che leggere il libro di Holt serve per aprire una propria investigazione!


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