Da Lucrezio a Bellone
Di Enrico Bellone lessi
tempo addietro un interessante libro dal titolo “ Qualcosa la fuori …”
Di Enrico
Bellone, storico della scienza e brillante divulgatore scientifico, morto da
pochi mesi, la "Domenica de Il Sole24ore", pubblicò una recensione di questo suo
ultimo libro. Vi si accennava alla sua visione scientifica, e forse, un po’
fantastica della nostra realtà di tutti i giorni. Una realtà fisica che secondo
quanto ne stavo capendo, non esisteva così come noi la catalogavamo. Era solo
stato nel corso dei miliardi di anni che l’uomo si era abituato a dare volto e
nomi alle cose della sua vita. L’albero non era un albero ma un vorticoso
insieme di atomi che … salvo, pensavo, che battendoci la testa! Mi chiedevo se
tra questa descrizione della realtà e la cosiddetta “maya”, cioè apparenza,
della cultura indù non ci fosse una particolare affinità. Mentre dentro di me
giustificavo Bellone, pensando che per lui fosse, in virtù della sua scienza, giusto definire così la realtà, mi domandavo dove, oltre che nelle mie letture intorno
all’induismo, io avessi mai letto qualcosa del genere.
Capita, almeno a me, d
riprendere in mano libri già letti e ri-letti, considerandoli delle
testimonianze irrinunciabili del progresso filosofico-scientifico della nostra
cultura. Tra l’altro il “De rerum natura” non è posizionato tra gli altri libri
nella mia piccola libreria, ma fa sempre bella mostra di se sul mio scrittoio.
Nel V libro del “De rerum natura”, Tito Lucrezio Caro ( par.430 in avanti, pag
283 ed.Garzanti 1994) dice in termini poetici esattamente la stessa cosa, che Bellone sostiene in termini scientifici!! Anzi
pochi versi prima avverte Memmio, il suo forse immaginario interlocutore, che
gli dirà alcune cose che lui “religione refrenatus” cioè “ inceppato dalla
religione” stenterà a credere!
Ho subito rivolto un
grazie a Poggio Bracciolini che nel 1417
scoprì in un monastero, forse in Germania, questo meravigliosa testo. Molti
commentatori navigano con Lucrezio intorno alla
filosofia di Epicuro. Alla ricerca dell’origine del pensiero di Lucrezio,
andando così a giustificare il suo presunto suicidio, pare, nel 55 a.C.
Oggi, senza storicizzarlo, io
leggo questo testo con la stessa meraviglia con cui mi avvicino alle notizie
delle più recenti scoperte scientifiche. La ricerca filosofica, libera da
sceneggiature e scenografie di una banale supponenza, è la madre di tutte le
ricerche scientifiche, che portano all’uomo libertà di sapere e quindi di conoscere.
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