
Io
che faccio? Tre ipotesi: continuo a fare quello che faccio non
considerando minimamente coloro che m'insultano perché non do
nessuna validità alle loro voci. Mi scrivo uno per uno i nomi di
chi m'insulta ed al momento opportuno lancerò il mio guanto di sfida
e, uno ad uno, dietro il famoso convento delle carmelitane scalze, li
affronto a fil di spada. Terzo dichiaro di essermi rotto le balle e
torno alla mia campagna. Quest'ultima soluzione mi sollucchera. La
seconda è laboriosa e poi c'é la decisione sul tipo di arma,
insomma una noia. La prima è ciò che faccio in realtà. Dite cari
signori quel che volete ed io continuo a fare ciò che voglio. Fino a
che voi tutti insieme nel segreto di una urna non mi dite di
andarmene. Ed io me ne andrò! Però voglio dirvi, cari signori, vi
pare un atteggiamento corretto il giudicare quel che faccio come se
fossimo compagni di osteria, senza che voi abbiate la minima idea
delle reali situazioni che di giorno in giorno devo affrontare. Delle
persone fanno il mio lavoro da pulpiti completamente diversi,
abituati a critiche educate e costruttive e non ad un blaterare senza
senso. Provate ad emigrare e ad insultare qualcun altro poi
invocherete l'aiuto di chi normalmente, qui, beneficiate dei vostri
insulti e cercheremo di tirarvi fuori dai guai. Oppure provate a
suggerire soluzioni diverse prima di insultare e denigrare. Date
l'impressione di non capire un bel niente di quello che sta
succedendo nel mondo. Non capire non è una colpa basta non avere un
pelo di cervello, essere villani e maleducati si è una colpa oltre
a non essere costruttivo.
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